L’arte dei piccoli passi
Il nostro tempo sulla Terra è breve. Restiamo per poco e le cose cambiano in continuazione. In questo piccolo periodo, abbiamo la possibilità di realizzare i nostri desideri.
Finalmente posso pensare a me stessa. Magnifico. Sono andata in pensione e i miei figli si sono sistemati.
Questo pensavo prima che arrivasse la pandemia. Poi è successo qualcosa. Le ali sono rimaste legate. Nessun volo. Mi sono ritrovata chiusa in casa. Mi sono dovuta fermare, mettere da parte per un attimo i miei sogni. Come uso questa difficoltà? Come è possibile trasformare questa crisi? Queste erano le domande con la precedenza.
Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza per affrontare il quotidiano. Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. Non darmi ciò che desidero, ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l’arte dei piccoli passi (Antoine De Saint-Exupery).
Questa frase è tratta dal meraviglioso “Il Piccolo Principe”. Leggetelo almeno una volta nella vita.
E’ questa una preghiera apparentemente minima, quasi sussurrata, che chiede a Dio un dono raramente invocato. Quello della semplicità. Quello della serenità nelle scelte di ogni giorno.
Siamo agli antipodi dello stile del nostro tempo che predilige le urla e l’esasperazione. Un atteggiamento che si infiltra persino nella spiritualità. Il nostro desiderio va ben oltre le reali necessità e così si vorrebbe avere sempre di più. Non sembriamo, a volte, interessati a quella che lo scrittore francese descrive come “l’arte dei piccoli passi”.
Invece di balzi clamorosi e rovinosi, bisogna optare per un lento e progressivo cammino. Un passo dopo l’altro verso la meta è molto più efficace di una corsa sfrenata e sfiancante.
Le parole di Antoine De Saint-Exupery possono essere quelle di una nuova via. Ci sta fornendo un cammino per ricominciare, che potremo fare insieme. E’ un percorso che potrebbe aiutarci ad abitare questi mesi ancora duri. Oppure, ad affrontare con uno sguardo diverso le difficoltà.
“La vita è una successione di lezioni che devono essere vissute per essere comprese” scrisse Helen Keller, sordocieca dall’età di 19 mesi. Helen Keller riuscì a imparare a scrivere, a parlare, e a laurearsi nel 1904. Questa donna straordinaria ha sfidato se stessa e il mondo. E’ stata la prima paladina dei diritti dei disabili, giocando al meglio la sua partita.
Uso questo termine non a caso. Dopotutto, spesso la vita viene paragonata a un gioco. Il problema è che nessuno ci spiega mai le regole. Partiamo semplicemente dal via e giochiamo la nostra partita.
Tuttavia, nel corso degli anni, tutti trovano delle linee guida su come partecipare al gioco. Oggi ho deciso di svelarvi le mie:
- abbiamo un corpo, cerchiamo in ogni modo di amarlo;
- la vita è una scuola a tempo pieno, sfruttiamola per imparare;
- dobbiamo abituarci a sbagliare, perché la vita è fatta di tentativi, errori e vittorie;
- non si smette mai di imparare;
- niente di ciò che desideriamo è meglio di ciò che abbiamo;
- gli altri sono il nostro specchio. Se noi non ci lasciamo amare e non amiamo, nessuno ci amerà;
- la nostra vita dipende solo da noi. Abbiamo a disposizione gli strumenti e le risorse per renderla bellissima. Dobbiamo solo imparare a usarli;
- tutte le risposte sono dentro di noi. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è guardare, ascoltare, credere.
Ognuna di queste regole è un piccolo passo. Uno di quelli di cui parlava Antoine De Saint-Exupery. Se riusciamo a compierli tutti, la nostra vita migliorerà enormemente. Bisogna avere pazienza e affrontarne uno alla volta.
Oggi vorrei soffermarmi sul primo punto. Il corpo.
Il corpo che ci è stato dato sarà nostro per tutta la durata della nostra permanenza sulla Terra. Sarà con noi dal momento in cui facciamo il primo respiro fino all’ultimo battito del nostro cuore. Possiamo pensare ad esso come a una casa disegnata su misura, oppure sentirlo come una gabbia.
Forse abbiamo con lui un rapporto soddisfacente e di familiarità, oppure ci sentiamo scomodi e vorremmo che fosse diverso. Più forte, più magro, più piacevole o meno goffo.
Comunque ci sentiamo è nostro e la relazione che stabiliamo influirà sulla qualità della nostra vita. L’accettazione o il rifiuto del nostro corpo riguarda solo la mente. A noi la scelta. Che cosa non accettiamo del nostro corpo? Forse qualche chilo di troppo?
Non è vero che per dimagrire è indispensabile la dieta. Nessuno può farcela con metodi militareschi. E’ la testa che conta. Perché ingrassiamo? Perché non seguiamo la nostra natura innata. Quanto più ci allontaniamo dalla nostra identità profonda, tanto più facilmente prendiamo peso.
E’ lo stress che ci porta a mangiare a dismisura, è l’idea che tanto va bene così. E’ una convinzione. Dunque, il punto di partenza per il corpo che vogliamo, non è fare la dieta, ma rivoluzionare la testa. La mente è la nostra bussola: se la orientiamo nel modo corretto, ci verrà naturale raggiungere la meta.
Altrimenti sarà sempre un cammino in salita, verso la direzione sbagliata, che fa perdere tempo. Magari perderemmo qualche chilo con un enorme sforzo di volontà ma, appena molleremo, torneremo indietro di colpo al punto di partenza.
Il corpo può essere una delle più grandi fonti di piacere quando diamo libero sfogo ai cinque sensi. Così proviamo la sensazione fisica di essere vivi. Il piacere può giungere mentre guardiamo un magnifico tramonto oppure quando mangiamo il nostro piatto preferito. Quanto piacere vogliamo concederci? Io, qualche volta, dimentico l’importanza del piacere mentre rincorro gli obblighi e gli impegni. Inevitabilmente, comincio a sentirmi irritabile e tesa, il che è per me il segnale che devo rallentare.
Tenete a mente che per fare bene alla vostra anima, dovete prima fare del bene al vostro corpo. E’ un piccolo, necessario, passo. Se vi sentite energici, forti, nutriti, idratati e belli, sarete sicuri di voi. Questo fa bene al corpo e all’anima. Affronterete la quotidianità con vigore, non vi fermerà nessuno.
Per concludere: che cosa vi procura piacere? Fatelo perché vi illuminerà il cuore e farà
meraviglie per la vostra anima.
Elena Ricci