Siamo tutti dei “Gattopardi”…
Siamo tutti dei “Gattopardi”…
Nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa c’è ancora una grande verità che riguarda tutto il sud e, in particolare la nostra Calabria: tutto cambia perché nulla cambi. Ossia: se tutto cambia esteriormente, tutto rimane com’è; se tutto rimane com’è, tutto può cambiare interiormente.
Acri. Un caso tutto da “comprendere”…o, forse no.
Il dato elettorale regionale, l’ultimo, non sorprende, ma fa schifo. Fa schifo, anzi pena da almeno 20 lunghi anni.
Adesso aggravato dal forte e inevitabile astensionismo che per quanto possa essere anch’essa una legittima scelta è nel contempo sinonimo di un gravissimo malessere. Uno scollamento molto serio e pericoloso di rifiuto alla partecipazione, espressione democratica di una “scelta”.
Scelta…compromessa e mai partecipata, partitica per antonomasia e, ormai in capo a poche oligarchie fra famiglie amorali. Familismo amorale di vecchia data. Comparaggi. Parentele. Delle clientele…
“Il non voto è ovviamente un voto: un voto legale e legittimo, un voto per dire andate tutti all’Inferno. Ma è anche il voto più triste, il più deprimente, il più straziante, che possa esistere: il voto di un cittadino che non si riconosce in nessuno, di chi non si fida di nessuno, di chi non sa da chi farsi rappresentare, e che per conseguenza si sente abbandonato, frustrato, solo. I nostri compagni si sono fatti torturare, fucilare, eliminare nei campi di concentramento, perché noi riottenessimo il diritto di voto. E io non voto! Soffro, si. E maledico il mio rigore, la mia intransigenza, il mio orgoglio. Invidio chi è capace d’adattarsi, di piegarsi, raggiungere un compromesso e votare per un candidato che sembra meno peggio degli altri…”
Il voto espresso, “liberamente”, fa schifo a prescindere se vince una pseudo destra o una pseudo sinistra omologate e autoreferenziali perché significa condannare definitivamente la Calabria, donne, uomini e bambini ad un limbo di torture emergenziali ataviche e sofferenze inumane per chi le vive con un sistema sanitario da terzo mondo che con ignavia subiamo, accettiamo, e a questo punto vogliamo da buoni gattopardi quali siamo, tutti.
Siamo la regione delle emergenze, dicevo. Dei commissariamenti.
«La Calabria dimentica, quante volte l’abbiamo già detto…, il mondo dimentica tutto.
I calabresi dimenticano a tal punto da non accorgersi neanche della mancanza di ciò che hanno dimenticato».
- emergenza sanitaria
- emergenza incendi
- emergenza rifiuti
- emergenza lavoro
- emergenza criminalità
- emergenza depuratori
- emergenza acqua
- emergenza geologica
- emergenza viabilità
- emergenza Calabria
- emergenza sud
- emergenza nella emergenza
Fa schifo perché, al sicuro del nostro “privilegio” …di esser nati in Calabria, Italia, Europa, non abbiamo più la dignità di essere cittadini…”normali”. Semplicemente non siamo persone libere, persone con la schiena dritta.
Siamo dei mendicanti, dei miserevoli questuanti sempre con il cappello in mano. Pronti e proni alla genuflessione, al favore, a mendicare diritti…
Facciamo pena.
Siamo vittime, carnefici di noi stessi.
Ci siamo legittimamente e liberamente “autodiscriminati” dal mondo civilizzato con diritti e doveri sacrosanti. Incapaci di cambiare. Incapaci di “pretendere”, il giusto, il dovuto, l’abc di ogni cosa. Di un bene comune offuscato, nascosto, per un proprio inutile, deprecabile tornaconto personale o familiare.
Acri, fa ancora più schifo. Perché la stragrande maggioranza dei cittadini ha dimostrato per l’ennesima volta di votare “forestiero” foraggiando “illustri sconosciuti”, “amici degli amici” per una pagnotta, un merdoso pezzo di pane, fra le altre cose “duro”, ammuffito. Ma a NOI “morti di fame” NON INTERESSA UN C@@@@.
Una città di 20.000 elettori o aventi diritto di voto, una città dove “ancora” votano 9.500 elettori “cittadini” che non riesce ad eleggere un candidato locale degno, capace, magari anche giovane, a prescindere dalle “logiche” affaristiche del sistema partitico.
Anch’essa come la sua Regione relegata al nulla. All’oblio. All’abbandono. Al degrado. Alla dimenticanza. All’autismo corale.
Un’area, una comunità, una città, Acri, che ha perso tutto ciò che aveva conquistato in 25 anni di dure battaglie di civiltà, di rivendicazioni, di emancipazione collettiva. Non siamo più i figli dei Padula, degli Arena, dei Falcone, dei “briganti”, dei contadini di una volta…siamo tuttalpiù figli della nostra miseria umana, delle solitudini, degli odi e dei rancori, delle cattiverie gratuite e delle invidie e faide “familiari”…
Siamo tutti degli asociali amorali e assai poco furbi gattopardiani.
Acri non meritava, e non merita, questa bassa considerazione.
Merita tutt’altro, per storia, per cultura, per emancipazione, per lotte di civiltà e conquiste costate tanto, troppo.
20.500 aventi diritto
9.500 votanti
2.500 voti ai candidati locali
7.000 voti ai candidati forestieri (1 su 3)(30%~70%)
Alessandro Siciliano