Il voto del 3 e 4 ottobre
Le recenti elezioni regionali, che hanno decretato la vittoria di Roberto Occhiuto a nuovo Governatore della Regione Calabria con 431.675 voti, pari al 54,46% dei votanti, rappresentano, politicamente, un dato significativo.
Le forze del centro-destra, composte da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Coraggio Italia, Udc, Noi con l’Italia e dalla lista civica Forza Azzurri, ottenendo nel complesso 20 seggi in Consiglio Regionale, si confermano maggioranza stabile in Calabria.
Che il dato abbia una valenza di questa natura, è evincibile se raffrontato al risultato riportato nel 2020 dalla compianta Joele Santelli, che si affermò, con 499.705 voti pari al 55,29%, sugli sfidanti Pippo Callipo della coalizione di centro-sinistra, 245.154 voti pari al 30,14%, Francesco Aiello del Movimento 5 Stelle, 59.796 voti pari al 7,35% e Carlo Tanzi, indipendente, 58.700 pari al 7,22%.
Nella sostanza, la Calabria si riconferma una Regione di centro-destra.
Il successo di questa proposta, credo sia da annoverare al fatto che la coalizione è riuscita ad esprimere, con i tempi giusti, elemento questo non secondario in politica, il proprio candidato, dotato di autorevolezza nazionale visto il suo ruolo di capo gruppo alla Camera dei Deputati di Forza Italia, ed a costruire sullo stesso un’offerta di governo unitaria e di forte compattezza organica, proposta che l’elettore ha riconosciuto e premiato con il proprio voto.
L’elettorato, per sua intima esigenza, ha bisogno di sicurezza.
Contrariamente, le forze che si richiamano al centro-sinistra oggi allargato ai grillini, che hanno totalizzato 9 seggi in Consiglio, a fronte dell’esito del 2020 ad appannaggio della coalizione avversaria, che doveva essere per loro significativo in termini di strategia, hanno pagato lo scotto di una fase di approntamento pre-elettorale a dir poco incerta, sfociata in candidature dell’ultimo momento ed in una sostanziale frammentazione dell’area politica di riferimento.
Ricordiamo il balletto delle candidature del Partito Democratico che, dapprima ha logorato, fino allo sfinimento, l’attuale Presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto, personalità questa che avrebbe potuto rappresentare un candidato spendibile vista la giovane età ed il profilo istituzionale, per poi ripiegare sull’imprenditrice Maria Antonietta Ventura, uscita di scena dopo la notizia di un’interdittiva antimafia a carico di un consorzio di cui faceva parte una sua azienda.
Infine, ha messo in campo Amalia Cecilia Bruni, che ha raggiunto un consenso di 219.389 voti, pari al 27,68%, individualità indiscutibile del mondo della scienza, ma evidentemente non in grado aggregare e gestire fenomeni politici complessi come quelli elettorali della Calabria.
Nelle ultime ore la stessa Bruni ha dichiarato che aderirà, in Consiglio Regionale, al Gruppo misto.
L’unico dato politico di rilevanza per lo schieramento, è stata l’alleanza con il Movimento 5 Stelle, fatto questo in linea con gli orientamenti che si stanno profilando a livello nazionale laddove, venuta anche meno la spinta dirompente dei grillini, sfociata nell’attuale forte maggioranza in Parlamento, si è alla ricerca di equilibri stabili di coalizione al fine di poter competere con il centro-destra dato in vantaggio, ad oggi, dai sondaggi.
Discorso a parte deve essere fatto per il Sindaco di Napoli Antonio De Magistris.
L’ex magistrato, che ha tentato di offrire la sua figura quale candidato di riferimento dell’area progressista, intenzione poi naufragata, ha realizzato una buona campagna elettorale, premiata con 128.204 voti, pari al 16,17%.
Deludente è stato invece il risultato dell’ex Governatore Mario Oliverio, noto alla nostra comunità cittadina per importanti consensi negli anni tributatigli, che ha risicato in tutto 13.440 voti, 1,70%, ed ha condotto, più che una battaglia elettorale, una sfida contro il suo ex partito.
Ne è uscito perdente.
Passiamo ad Acri.
Nella nostra Città le liste della coalizione di centro-destra hanno riportato in tutto 4.030 voti, pari al 44,74%, mentre quelle dell’area riferibile alla Bruni hanno totalizzato 2.773 voti, pari al 32,85% ed a quella di De Magistris 1.522, pari al 18,03%.
La lista di Mario Oliverio è stata tributata di 116 consensi, 1,37%.
A numeri dati, molti si staranno chiedendo come e se questi risultati potranno influenzare, in termini di aggregazione delle forze, la composizione degli schieramenti per le prossime elezioni amministrative previste per la primavera del nuovo anno.
Ad oggi, l’unica certezza è la candidatura dell’attuale Sindaco Pino Capalbo, che lavorerà ad un’unione di liste nel suo campo politico di riferimento, con uno sguardo ad eventuali innesti non di area.
Le altre forze politiche presenti sul territorio, di sicuro della partita, sia di area di centro-destra, sia c.d. civiche, queste ultime legittimate elettoralmente per la partecipazione alla competizione regionale sotto la proposta del candidato De Magistris, dovranno compiere uno sforzo più intenso.
Non solo, infatti, avranno, secondo me, la preliminare necessità di condividere un serio programma di coalizione, ma saranno anche chiamati ad individuare un candidato a Sindaco idoneo ad assicurare e sostenere l’attuazione di quel piano, elettoralmente spendibile.
Un ultimo dato.
Altissimo rimane, sia a livello regionale che comunale, il tasso di astensione che si attesta a più del 50% degli aventi diritto al voto, fatto oramai tristemente costante.
È evidente che molti cittadini non si sentono più rappresentati, problema questo che deve fare seriamente riflettere e portare a considerare che, l’unica forma di ricongiungimento alla politica è connessa ad un esercizio strutturale e continuo della funzione propria dei partiti a livello locale, ridotti oramai invece ed in buona sostanza, salvo rare eccezioni, a comitati elettorali, ed alla prospettazione, in termini di offerta, di programmi di governo di elevato contenuto e di reale sviluppo economico e sociale dei territori.
Solo considerando ed attuando la politica in questa corretta dimensione, si avrà la possibilità di garantire il pieno e consapevole esercizio al voto dei legittimanti il potere degli eletti.
Angelo Montalto