L’insostenibile leggerezza dell’essere

Ho sentito al telefono Michele non più tardi di ieri sera, e rivedere quel numero e quella data è come avere le allucinazioni. Non ci si crede.

Eppure purtroppo non c’è più. Non so quanti conoscessero il suo cognome, perché tutti lo identificavano come “mazzetta”.

La notizia della sua morte nel primo pomeriggio ha permeato di sé l’intera comunità acrese. E’ stato un fendente violento, una fitta acuta e profonda.

La città in queste ore vive un assordante silenzio, quello di chi non si capacita, di chi spera di vivere solo un brutto sogno e che prima o poi la mattina e il risveglio arriveranno.

Tra poco questa cappa funerea assumerà la consistenza del cristallo, si farà in mille pezzi e il dolore prenderà il posto dello choc. Dopo Angelo Fiorito, Acri piange un’altra vita spezzata troppo presto.

La popolarità di questo ragazzo di cinquant’anni oggi la si misura in lacrime versate e sull’immensa bacheca dei social su cui in tanti in queste ore stanno lasciando un pensiero o un semplice saluto.

Michele era talmente conosciuto che ogni acrese probabilmente avrà pronto un aneddoto da raccontare.

Era il classico compagnone, al punto da far diventare il “Taxi pizza” un luogo magnetico. E’ un locale che gestiva da molto tempo eppure per ragioni imperscrutabili negli ultimi anni aveva aumentato il suo appeal, tanto da diventare uno dei più frequentati della città.

“Mazzetta” aveva una leggerezza che unita alla sua innata bonomia creava la giusta amalgama e una simpatia contagiosa. Anche nei momenti di grande concitazione, e ce ne sono stati, soprattutto in seguito alle misure anti-Covid, non l’ho mai visto perdere la pazienza. Pure la sua impazienza era contenuta.

Mi chiamava amichevolmente “Ciro”, e probabilmente è così che ha salvato il mio contatto sul telefonino. Non ho mai saputo il perché, e purtroppo non glielo posso più domandare.

Ci ha lasciati un signore, in grado di rendere leggera ogni cosa, ma stavolta non potrà farlo con questa profonda mestizia che ha invaso la città. In queste ore l’obitorio dell’ospedale è preso d’assalto dai tanti che vogliono salutarlo prima del viaggio, in paziente attesa, in una giornata fatta di lacrime e preghiere.

Il suo ricordo è destinato a vivere nel tempo, tipico di chi lascia dietro di sé qualcosa che valga la pena di essere ricordata. Non so quanto questo potrà lenire il dolore della sua scomparsa nei suoi cari, ma servirà a conferire forza a un esempio.

E’ stato un privilegio conoscerti. Addio Michele.

Piero Cirino

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