Fare scuola tutti i giorni


Si torna alla vita di tutti i giorni, che poi nessuno è mai uguale all’altro. Ogni giorno porta la sua varietà e la sua differenza. La scuola ha bisogno ogni giorno di molta varietà e differenza delle pratiche educative e delle forme di partecipazione, solo così si può creare consapevolezza e identità individuale.

Le pratiche di apprendimento si sono molto innovate negli anni in tutti gli insegnamenti: dalla matematica al greco, dall’elettronica alla storia, dall’italiano all’inglese. L’uso delle tecnologie digitali, i materiali didattici innovativi e i nuovi modelli di insegnamento ispirati al modello delle competenze, al cooperative learning, alla classe rovesciata, all’apprendimento tra pari, ecc., offrono molti strumenti per favorire la partecipazione, la consapevolezza e il piacere di apprendere, in tutte le discipline. La scuola ha davvero necessità di innovare le sue pratiche, solo così può fare inclusione e far sentire i più giovani, gli adolescenti in particolar modo, parte di un mondo a cui appartengono e di cui sono protagonisti. 

Molto della scuola lo fanno i metodi, il modo in cui i docenti “fanno” il clima dell’aula, le proposte culturali che i docenti propongono ogni giorno, il modo in cui si interessano dei mondi vitali in cui i più giovani sono immersi. Cosa sappiamo dei più giovani con cui viviamo in aula tutti i gorni? Quali sono i loro interessi, cosa guardano sui social, quali serie tv vedono, quale musica ascoltano, cosa dicono i testi delle canzoni cha amano? Come quello che loro vivono nelle loro vite entra nel modo quotidiano di fare scuola? Come si possono mettere in relazione i loro interessi di ogni giorno con le discipline che devono apprendere? Come il testo di una canzone trap/hip-hop può essere messa in dialogo con una lezione di filosofia o di italiano o di storia o di latino? Come le scelte di genere e la sessualità sono condivise nel dialogo della classe? Come la violenza di genere viene discussa e problematizzata? Come il futuro del pianeta diventa consapevolezza mentre si fa geografia, o scienza o matematica?

La scuola occupa così tanto tempo delle vite dei più giovani e la scuola deve, e può, diventare spazio di vita interessante e familiare. 

Abbiamo voluto credere che le nuove generazioni fossero apatiche, prive di interessi, estraniate dal mondo, interessate solo a stare attaccati ai loro dispositivi e poi ci ritroviamo una giovanissima che irride i potenti e il loro “bla bla bla” a cui fannoeco milioni di giovani del mondo come lei interessati alle sorti del pianeta (di cui gli adulti stanno esaurendo le risorse vitali). Abbiamo pensato che i più giovani fossero tristi e lontani e li ritroviamo che corrono a farsi il vaccino per ritornare a vivere. 

La sfida è per noi adulti, per i docenti e i genitori in particolare. I più giovani sono avanti a noi, dobbiamo solo accompagnarli nella loro formazione e nelle loro scelte e per farlo dobbiamo riuscire a metterci accanto a loro, sono gli adulti che devono accelerare il passo. Le competenze (in tutte le discipline) e le esperienze degli adulti dovrebbero farsi nutrire dai mondi dei più giovani e divenire un generoso dono creativo privo di paternalismi e pregiudizi. La scuola è il solo argine alle diseguaglianze e alle incertezze. Pronti alla sfida? Non c’è un piano B.

Assunta Viteritti

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