Le elezioni politiche nelle province meridionali
Il titolo non è nostro. È quello di un articolo apparso su un giornale del 1863.
Va detto che lo Stato, che aveva promesso la libertà e criticata la chiusura di qualche giornale da parte dei Borbone, messo, come si dice, “piede alla staffa”, chiudeva le testate scomode e sequestrava, ad ogni piè sospinto, numeri su numeri dei giornali. Precisiamo che il giornale sul quale apparve l’articolo in questione ebbe vari numeri sequestrati e non poche chiusure.
In apertura del giornale, dal quale si estrapola l’articolo promesso, si legge questo titolo: “I nostri due numeri sequestrati”. Si legge poi, nella lettera indirizzata al sig. Mirabelli: “Nel I° numero voi trovate due reati. La provocazione a delinquere e l’esplicita minaccia di distruzione dell’ordine Monarchico”. Si leggono le confutazioni e questo dimostra quale libertà di stampa vigesse nella nuova Italia. W la libertà di stampa tanto strombazzata!
È giusto scusarci per lo sfogo, ma la verità storica esige anche questo.
Ecco l’articolo sul quale meditare, perché certi metodi ci hanno insegnato e insegnano che appartenessero ai Borbone.
“Libertà, oh la santa parola! Oh quanto sciupio di nomi! oh quanto strazio di vocaboli. Tutto è libero appo noi, ed inviolabile! Libero l’individuo, libero il domicilio, libero il pensiero, libera la stampa, libere poi oltre ogni misura le elezioni politiche!!!
E l’abbiam vista cotesta libertà, brillare in tutto l’apogeo del suo splendore dopo i fiumi di marenghi, dopo la colluvie di croci, (ndr croci di cavalieri, merito ecc.) dopo la grandine d’impieghi, dopo i puntigli del dispetto, dopo la ferocia dei moderati.
E la vediam tuttavia rifulgere corruscante come il Sole nella palpitante elezione del Collegio di Casoria – Ivi ognuno era al suo posto, Prefetto, Sottoprefetto, Polizia, Guardia Nazionale, Impiegati allistati, o da farsi allistare, tutto in somma va in piena e perfetta regola.
Soltanto qualche associazione Politica stabilita in Napoli pel benessere del Paese, associazione già s’intende che chiamasi Unitaria Costituzionale, composta di Eminenze Ragguardevolissime, ed Eccellenze in prospettiva, sempre nell’interesse del popolo, non dico già che briga, ma insinua, consiglia propone ai diversi Collegi Elettorali ora un valente legale, ora un Finanziere conosciuto, e questo s’intende sempre per benessere del popolo.
Dite poi che la Libertà è una parola scritta e non già una realtà.
Dite che se dopo il Ballottaggio risulterà il Cavalier Beneventano, non sia libero il suffragio popolare.
Dite che dopo dieci volte non avrà più bisogno di riunirsi novellamente il Collegio di Casoria.
Dite che non si cola l’oro, e che tra Praus, e Beneventano non si frapponga un abisso, per politica, per onestà, per intelligenza.
Dite… ma non è mestieri di dire adesso; il popolo dirà per noi nel giorno di Domenica chi tra i due avrà ragione, e se la libertà sia una parola, o una splendida realtà”.
La denuncia e il sarcasmo del giornalista non andava giù ai maneggioni, che avevano già inventato il voto di scambio, come si vede.
Proprio così: il voto di scambio non è un’invenzione moderna, ma un retaggio atavico.
Non aggiungiamo altro. La Storia si fa solo sui documenti, ma sentendo le diverse campane o se volete i diversi punti di vista.
Se qualcuno recriminava, rischiando, vuol dire che sotto vi era tanta verità.
Come abbiamo scritto altre volte la Verità nuda come l’ha fatto la mamma non piace a nessuno!
Giuseppe Abbruzzo