11 settembre 2001. Il crollo delle certezze dell’Occidente
L’11 settembre del 2001 è stata la data che ha cambiato la storia del mondo moderno, il primo evento epocale che ha segnato il XXI secolo.
Un gruppo d terroristi jihadisti facenti parte dell’organizzazione denominata Al Qaeda, ha sferrato un attacco alla più grande potenza economica e militare del pianeta, gli Stati Uniti d’America, nazione che mai prima di allora aveva conosciuto un’aggressione sul proprio suolo.
Due dei quattro aerei dirottati della American Airlines, hanno colpito le cosiddette Twin Towers del World Trade Center, centro della finanza mondiale situato nel cuore di Manhattan, le quali, collassando, hanno portato con loro centinaia di vite umane e l’illusione di un Occidente onnipotente.
Ognuno di noi ricorda quei momenti, impressi nella nostra memoria collettiva, così come ricorda ed ha assistito non solo alle sofferenze di quel giorno ma anche alle conseguenze che quell’atto scelerato ha comportato.
Anni di guerra, la prima che nell’era moderna uno Stato sovrano ha dichiarato ad un’entità non nazionale, ovvero all’organizzazione terroristica Al Qaeda, sfociati nella conquista da parte degli USA, boots on the ground, dell’intero Afghanistan, Stato che, sotto il Governo Talebano, ha prestato, con evidente connivenza, l’ambiente più favorevole alla nascita ed al rafforzamento del movimento terroristico islamista su scala internazionale.
La storia ci insegna che ogni avvenimento non è altro che la conseguenza o reazione a precedenti scelte e comportamenti.
In questo modo, anche l’attentato alle Torri Gemelle non è altro che una, forse la più evidente, conseguenza di eventi che, almeno apparentemente, prendono le mosse dall’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979 e dalla contrapposta posizione statunitense a sostegno dell’allora “Alleanza del Nord” guidata da Ahmad Massud.
Da tale scontro “a distanza” fra le allora superpotenze egemoni nell’ambito della “guerra fredda” è scaturito un vortice di violenza che ha determinato il proliferare di movimenti islamisti nel mondo, di violenze e di soprusi.
Ed ora?
Ora, con un inquietante parallelismo fra le attuali immagini dell’evacuazione del personale diplomatico e militare occidentale dall’Afghanistan con quelle, del tutto analoghe, della precipitosa fuga statunitense da Saigon nel 1975, sembra che tutto sia tornato al punto di partenza, a venti anni fa.
Una guerra persa, un popolo, quello afghano, costretto sotto il giogo talebano, la flebile resistenza della regione del Panshir guidato dal figlio di Amhad Massud e, soprattutto, una sensazione di instabilità e vulnerabilità che pervade tutto l’Occidente.
Senza che il mondo se ne accorgesse, il crollo delle Torri Gemelle ha innescato l’inizio della fine dell’egemonia mondiale dell’Occidente per come la conosciamo, ovvero basata sul predominio, sull’azione bellica e sulla pretesa “esportazione della democrazia”.
La globalizzazione ha reso il mondo interconnesso, permeabile ad ogni conseguenza di ogni avvenimento, ma raramente ha instillato quella consapevolezza utile a non alterare equilibri ed a rispettare le diversità.
La maturità del mondo è messa alla prova, gli errori possono e devono non essere perseverati. Avremo imparato la lezione?
Angelo Montalto