Un problema che dura da oltre un secolo
Ogni tanto riprendo le carte e gli scritti del nonno, preparati o pubblicati su La Riscossa, il periodico acritano non fondato, come affermava e sosteneva Cesare Giannice, da suo zio Vincenzo, e che dimostrai, per quelle carte, corrispondenze ecc. in mio possesso, fondata da un gruppo: “Il gruppo de La Riscossa”, e della quale era anima mio nonno, del quale scrivo di tanto in tanto.
Un articolo, che mi è capitato sotto mano, vale la pena di riportarlo su queste colonne. Esso documenta come, dalle parti nostre vi siano problemi eterni, che aspettano una risoluzione da oltre un secolo abbondante.
L’articolo è intitolato La strada Acri-Bisignano. Essa è quella che, con mille disagi, continuiamo a percorrere. Ma, leggete e commentate:
“Finalmente, dopo che noi ci siamo tante volte occupati della non lieve quistione sono andati in appalto i lavori per la riparazione di questa strada ch’è l’unica la quale ci metta in comunicazione con la ferrovia.
I lavori istessi sono rimasti aggiudicati al signor Alfonso de Maio. Il quale è intelligente e abile capo d’arte; e perciò speriamo che saranno condotti coscienziosamente”
Interessante è la considerazione successiva: “Però, pur spendendosi parecchie migliaia di lire, saremo, da qui a qualche anno, da capo; poiché la frana accenna tutt’altro che ad arrestarsi. S’imponeva, adunque, un rimedio radicale: ossia una variante, la quale era già stata tracciata egregiamente dall’ing. Cerrito”. Sarebbe interessante ricercare traccia della soluzione proposta.
A questo punto apprendiamo qualcosa che evidenzia, a poco tempo dal completamento, qualcosa su cui riflettere: “Già con questa strada si è fatto sempre così e vi si è speso a poco a poco forse quanto bastava a ricostruirla per qualche sito opposto; tanto ciò è vero che nel Moccone [ndr. periodico acritano fondato, diretto e scritto da Michele Capalbo] (nostro venerabile confratello maggiore il quale visse nell’anno del Signore 1892 ed ora dorme la pace del giusto) nel Moccone, diciamo, il Direttore (il quale aveva qualche pelo di più sulla testa ma punto sulla lingua) deplorava, or son quindici anni, gli stessi inconvenienti che ora noi deploriamo”.
Si riconosce nello stile il mio antenato e non si smentisce nella conclusione: “La verità è che rinnovandosi gli appalti si rinnovano… gli affari (Sapienti… pauca): affari nei quali non cacciano, come dovrebbero, lo viso a fondo né Prefettura né Municipio, arcades ambo, davvero!.
Come si vede i problemi della strada partono dal 1857, quando fu progettata dai Borbone.
Ne abbiamo scritto e non poco su “Confronto” e su quotidiani a tiratura nazionale.
Finalmente, in modo travagliato, si è eseguita una variante. Tutto è pronto leggiamo, ma continuiamo a percorrere la stessa vecchia strada, che ha tutti gli acciacchi, che si denunciano da oltre un secolo.
La storia riportata deve fare riflettere sui tanti lavori iniziati e mai conclusi.
La speranza, comunque, è l’ultima a morire.
Giuseppe Abbruzzo