Padre Fedele e le battaglie civili dei primi anni ‘70

Bata - Via Roma - Acri

Padre Fedele Bisceglie è stato ed è un personaggio poliedrico, che si è speso tanto e ben al di là dell’ambito puramente pastorale. Senza entrare nel merito di vicende più o meno recenti che lo hanno visto coinvolto – e dalle quali è uscito dignitosamente e a testa alta – ci preme riconoscere l’impegno civile al servizio della collettività che lo ha contraddistinto nei lunghi anni in cui è stato padre cappuccino nella nostra città. Tra le tante battaglie, ricordiamo, a metà degli anni ’70 quella condotta al grido di “Cesso, acqua e luce alla Montagnola”. Padre Fedele si mise a capo di una folta delegazione di cittadini d Montagnola, appunto, guidandola in una corretta e pacifica protesta che aveva come controparte il Comune, condotta al fine di dotare quella parte di Acri, poco lontana dal centro, di servizi essenziali, di cui era priva. Dopo quelle lotte, arrivò la rete fognaria, l’acqua e la rete elettrica rinnovata. Non solo, la zona fu dotata di un campo di calcio e di centri di aggregazione per i ragazzi, che venivano, così,  tolti dalla strada.

Non fu l’unica battaglia che condusse il cappuccino per Acri. Tutte le volte che riteneva opportuno fare sentire la sua voce in difesa dei più deboli lo faceva. Ed era voce autorevole ed efficace.

Una sera di fine anni ’70 ci capitò, insieme ad altri amici, rincasando, di trovare un uomo seduto su un marciapiede, che tremava per il freddo. Non era di Acri e ci confessò di trovarsi senza soldi e senza un alloggio dove passare la notte. Erano le 23 circa. Decidemmo di telefonare in convento da una cabina telefonica ubicata a un angolo di Piazza Annunziata. Ci rispose Padre Fedele direttamente. Gli esponemmo il problema e, senza esitare, ci diede la sua disponibilità;  dopo 10 minuti lo vedemmo arrivare a bordo di una Fiat 126 bianca. Parlò un po’ col signore e, resosi conto delle sue innumerevoli problematiche, lo caricò in macchina, lo portò all’albergo Europa, sito in zona Jungi, pagò di tasca sua il soggiorno e la colazione per il giorno dopo. Al signore disse che l’indomani sarebbe passato a prenderlo per ricondurlo a casa e veder come occuparsi dei suoi problemi. Di tutta la vicenda fummo testimoni diretti, in quanto ci chiese di accompagnarlo.

Questi pochi esempi solo per fare meglio comprendere un personaggio che, nell’epoca in cui lo abbiamo conosciuto, si è speso non poco per Acri.

Potremmo citare i viaggi in America con l’allora Beato Angelo per recuperare i rapporti con la folta comunità di Acresi oltreoceano. Dai quei viaggi arrivarono i fondi necessari per ristrutturare la Basilica e renderla come noi oggi la possiamo ammirare.

Padre Fedele è stato tutto questo e altro ancora. Come non ricordare la sua attività missionaria, resa ancora più preziosa dal fatto che una laurea in Medicina (in precedenza nei aveva conseguito altre) gli permise di essere maggiormente utile in quei territori .

Potremmo parlare dell’Oasi Francescana che gestiva a Cosenza e che accoglieva poveri e senza tetto, per finire ai più recenti ruoli come quello di Assessore alla povertà del Comune di Cosenza. Il nostro scopo, però, non è quello di stilare il curriculum di padre Fedele ma riconoscergli un ruolo positivo nella società, che ci sembra giusto non sottacere. L’augurio è che Padre Fedele possa essere ancora tra noi per tanto e che possa vedersi riconosciuti, ai vari livelli, il ruolo e la funzione che ha avuto in un mondo non facile né fondamentalmente buono.

Massimo Conocchia

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