La vita è fatta di tante vite diverse

Ci sono persone che leggono gli articoli sui giornali cercando la conferma di ciò che pensano. Non sono disponibili ad accogliere il pensiero e l’esperienza dell’autore.

Ci sono anche persone che apprezzano di più un articolo oscuro e complesso. Si convincono che se maggiore è l’attenzione richiesta, allora anche il contenuto è più profondo.

Per quel che mi riguarda, mi auguro che i lettori trovino se stessi nei miei articoli.

Vediamo se qualcuno si ritrova in questa esperienza che ho vissuto in prima persona.

Era appena sbocciata la primavera e gli alberi tornavano a germogliare dopo la nudità dell’inverno. E’ successo qualche anno fa, quando mi trovavo in Casentino. Fu un’occasione speciale perché ebbi l’opportunità di conversare con una persona di un alto profilo esistenziale.

La chiacchierata fu gradevole quando, fra una battuta e l’altra, il mio interlocutore  fece una dichiarazione che mi ha colpita profondamente. Mi disse: «Non credo affatto che uno conduca una sola vita, bensì una serie di vite diverse, separate e distinte tra loro. C’è la vita che ho fatto da piccolo, quello che ho vissuto da adolescente e così via. Credo che l’importante sia essere capaci di rinascere continuamente, nell’arco della nostra esistenza».

Sei rimasto perplesso? Anch’io, sul momento. Un ragionamento simile contraddice un secolo di psicoanalisi. Siamo abituati a pensare che noi siamo il prodotto della nostra storia personale, ma anche di quella dei nostri genitori e nonni.

Poi, però, mi sono fermata a riflettere sulla mia vicenda. Da bambina ero timida e sempre impaurita. Mia madre mi diceva: «Con questa faccia non sarai mai felice». Ero presa in giro da tutti e nessuno voleva stare con me, neppure i miei fratelli.

Poi, a scuola ho cominciato a coltivare un sogno: volevo diventare come la mia insegnante di scienze. La sua autorevolezza mi metteva quasi soggezione, ma si faceva rispettare proprio da tutti. Era una donna forte, sapiente e il suo modo di insegnare la chimica mi travolgeva.

Così ho iniziato a lavorare per mantenermi agli studi e mi sono laureata in Scienze biologiche. Ho iniziato a insegnare nelle scuole superiori in Veneto e poi in Calabria dove ho messo su famiglia. Oggi quella bambina timida non c’è più.

Cari lettori, quanti di noi sono stati bimbi timidi, grassi? Crescendo si cambia, anche se è difficile, difficilissimo superare i traumi d’infanzia.

Perché non provare a vedere la vita come una serie di rinascite? Ogni volta con nuove speranze, non necessariamente condizionate dal passato? Affrontare un nuovo amore, o un lavoro, senza lo strascico di fallimenti o paure precedenti, con entusiasmo sempre nuovo. Non è facile. Ma si potrebbe provare per una volta.

“Se accetto l’idea di essere un effetto di forze ereditarie, io mi riduco a un mero risultato e la mia biografia sarà la storia di una vittima” disse un giorno lo psicoanalista e filosofo statunitense James Hillman.

 Il mio invito è quindi quello di abbandonare il più possibile le ferite del passato, in quanto, fortunatamente, resteranno dove sono. Oggi, nel presente, siamo salvi, lontani dai ricordi. Se poi cerchiamo un futuro migliore, allora dovremo lottare il più possibile per rinascere e diventare chi vogliamo essere.

Elena Ricci

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Una risposta

  1. Mariagloria jiménez ha detto:

    Ah la vita ci ofre tante vite! Lo spartiacque fra la gioventù nel paese natìo e la maturitá nel paese d’adozione.La giovane idealista che rischia ogni giorno la vita e la donna adulta che trova la pace nel paesello fra i boschi.

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