Miti da sfatare: il fritto fa davvero male? Lo si può mangiare se si è a dieta?
Innanzitutto iniziamo con il definire che cos’è frittura? E’ una tecnica di cottura che esiste da migliaia di anni e consiste nel cuocere i cibi in grassi caldi. Essa può avvenire per immersione, in padella o saltata:
Nella frittura a immersione il cibo è totalmente immerso nel grasso, come nel caso della friggitrice.
In padella l’alimento è coperto fino a metà della sua altezza nel grasso, e perciò andrà girato per terminare la cottura.
La cottura saltata prevede poco grasso, quanto basta per ungere il fondo della padella, in cui l’alimento si cuoce rigirandolo spesso o scuotendo il tegame. Il fritto non deve essere demonizzato: ma è importante mirare alla QUALITÀ, alla quantità e alla combinazione del pasto di cui parleremo.
Inserire in modo regolare anche una o due volte a settimana una bella frittura e anche dei soffritti ha molti vantaggi sullo stimolo metabolico e quindi sul dimagrimento.
Non bisogna sempre preoccuparsi solo delle calorie dei cibi, ma soprattutto della risposta ormonale che un alimento produce all’interno dell’organismo. La bioterapia nutrizionale è un metodo creato dalla dott.ssa Morini, dal dott. F. Aufiero dalla dr.ssa A. D’Eugenio) utilizza il potere farmacologico dei singoli alimenti o di complesse associazioni di alimentari che, in sinergia, intervengano nelle più diverse condizioni di squilibrio o disfunzioni organiche. La bioterapia nutrizionale sostiene e porta avanti l’utilità della frittura nella dieta, che viene confermato anche con studi scientifici.
Infatti un recente studio pubblicato sul Journal of Medicinal Food (S. Farnetti et al, Food Fried in Extra-Virgin Olive Oil Improves Postprandial Insulin Response in Obese, Insulin-Resistant WomenJ Med Food 14 (1) 2011) dimostra che la cottura in olio riduce il carico glicemico degli alimenti, cioè la capacità di rilasciare zuccheri nel sangue.
Per esempio, durante la frittura delle patate si formano amidi resistenti non assorbibili, come pure mantecando la pasta in padella si producono amidi solo parzialmente digeribili dagli enzimi digestivi (alfa-amilasi). La cottura in olio bollente è adatta a qualsiasi alimento e migliora le qualità organolettiche di ortaggi e cereali, come pure dei cibi proteici.
In generale, il fritto è più digeribile rispetto ad altri tipi di cottura in quanto l’alimento di disidrata e quindi è facilmente aggredibile dai succhi digestivi. L’alimento fritto, nelle sue proprietà nutrizionali, sarà molto più vicino ad un alimento crudo.
Infatti nel corso della frittura, se la temperatura dell’olio è mantenuta costante e sostenuta, si evita l’imbibizione d’olio mediante la creazione immediata di una barriera lipidica che da una parte ostacola la penetrazione del grasso, dall’altra preserva i nutrienti.
La frittura agisce principalmente grazie a un’azione coleretica e colagoga, in altre parole fa contrarre e decongestionare la colecisti.
Quindi niente più tabù sul fritto, a patto che si seguano delle regole precise, prime fra tutte, la scelta dell’olio e la temperatura di cottura. D’altronde, un alimento non fa mai male in assoluto.
La frittura fa male, ha effetti negativi sul nostro corpo se:
- è stata fatta con olio scadente, con oli vegetali di scarsa qualità
- l’alimento finale risulta “inzuppato” di olio
- l’alimento è troppo scuro/nero (potenzialmente cancerogeno)
- il fritto non è associato in modo equilibrato all’interno di un pasto con altri alimenti (la combinazione è fondamentale).
Non perdetevi il mio prossimo articolo nel quale vi svelerò i segreti per una sana frittura.
Antonia Cassavia
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