Quale futuro per la Calabria?
Tra poco la Calabria sarà nuovamente chiamata alle urne per il rinnovo del Consiglio regionale. Le forze in campo si stanno lentamente delineando, così come gli schieramenti e, man mano che le varie forze trovano collocazione, si delinea in maniera più chiara una condizione schizofrenica da una parte e di deprimente stazionarietà dall’altra.
La storia delle elezioni regionali degli ultimi 20 anni racconta di un’alternanza tra Destra e Sinistra e nessuna coalizione è riuscita fino ad oggi ad essere riconfermata alle elezioni successive. Questo, già di per sé, la dice lunga sulla qualità delle varie giunte regionali che si sono succedute. In questa competizione, però, sembra ci siano alcune eccezioni. Anzitutto, il centro-destra, secondo molti favorito, si appresterebbe a interrompere quella legge non scritta dell’alternanza: se confermato, sarebbe la prima volta in venti anni che la coalizione uscente riprenderebbe la guida della Regione. Tra molte analogie, alcune differenze sembrano cogliersi anche nello schieramento opposto. Il centro-sinistra si presenta tutt’altro che omogeneo e qualche telamone si appresta ad intorpidire le acque ripresentandosi quale elemento di “novità” con improbabili ambizioni di ritornare al governo. Dietro alcune mosse non è difficile cogliere mire personalistiche che poco hanno a che fare con l’interesse generale. Tutto, in sintesi, lascia presagire un nuovo atteggiamento autolesionistico a Sinistra, che, come spesso è accaduto, si appresterebbe con le sue divisioni a favorire il fronte opposto. Un capitolo a parte meritano le altre coalizioni e schieramenti (De Magistris e Tansi), persone rispettabilissime ma la cui scelta di percorrere strade diverse lascia per lo meno qualche dubbio sulla strategia.
Un discorso a parte meritano i candidati: Acri è stato da sempre terreno di conquista e gli autoctoni raramente sono riusciti a trovare un equilibrio che permettesse di convogliare i consensi su un unico candidato, che avrebbe avuto, per ciò stesso, qualche chance. Questa enorme dispersione ha finito per determinare una mole di consensi a gente non del luogo, che, una volta fatta incetta di voti si sono dimenticati di Acri e dei suoi problemi. Per meglio comprendere la qualità degli eletti nell’ultima tornata, basti un piccolo esempio: dopo poco tempo dall’insediamento del nuovo Consiglio, è stato votato da tutti gli schieramenti un provvedimento che prevedeva l’automatismo del vitalizio anche in caso di fine anticipata della legislatura. L’ondata di proteste che ne seguì ha permesso di depennare quella vergogna.
In definitiva, lo scenario è tutt’altro che chiaro e ciò che si intravvede, dal nostro personalissimo punto di vista, non è per nulla confortante.
Che fare allora?
In un simile marasma c’è da augurarsi che Acri trovi la saggezza necessaria per esprimere un proprio candidato: la scelta della persona è fondamentale, dalle sue qualità dipenderà l’eventuale risposta della gente e il raggiungimento dell’obiettivo.
Massimo Conocchia