Il sogno infranto dell’Afghanistan
Immaginiamo di vivere in una stanza buia.
La nostra realtà risulterebbe assuefatta ad un’esistenza priva di luminosità, dove non sarebbe dato conoscersi profondamente, relazionarsi liberamente con il mondo esterno, godere di quel patrimonio di diritti inalienabili per loro natura, amarsi senza impedimenti, l’uno con l’altro.
Ogni sopruso sarebbe possibile, anche il più inenarrabile, poiché vigerebbe la legge del terrore.
La speranza risulterebbe annichilita e ci si abituerebbe ad una vita sospesa, in attesa che il mistero di una sventurata esistenza, la morte, trovi la sua risposta, quasi a voler ripagare le sofferenze vissute.
Allora, immagiamoci che qualcuno, un giorno, per un motivo qualsiasi, decida di accendere la luce in quella stanza.
Gli occhi si riempirebbero di sogni, poiché la bellezza delle cose della realtà, anche le più semplici, diventerebbe motivo di fiducioso cammino quotidiano.
Quel buio verrebbe relegato nei meandri più reconditi della coscienza individuale, nell’obiettivo consapevole di rimuovere, una volta per tutte, quel mondo oscuro.
Ad un certo punto ed all’improvviso, però, quel qualcuno stabilisce di spegnere la luce accesa e di annientare, di colpo, il desiderio e la fiducia di un futuro migliore per sé e per i propri cari.
Lo condizione che si verrebbe a creare, sarebbe sicuramente peggiore di quello precedente perché se prima, al buio, un’in-consapevole rassegnazione aveva fatto accettare lo stato di oscurità senza speranza, dopo, la luce, aveva dato forza a quella stessa speranza di futuro prima inesistente.
Spegnere la speranza è come uccidere l’uomo.
Questo è quello che l’Occidente ha fatto con l’Afghanistan.
Dapprima ha costruito un sogno e poi improvvisamente lo ha distrutto.
Il repentino, quanto presuntamente ingiustificabile, dal punto di vista geopolitico, ritiro delle truppe americane, il completo disimpegno nell’area, ha lasciato migliaia e migliaia di persone nel più completo sconvolgimento esistenziale.
Le donne, i bambini e gli uomini afghani avevano coltivato, negli anni, il sogno di un’esistenza più libera, democratica, dove i diritti fondamentali sarebbero stati assicurati.
Ed invece, e sfortunatamente per loro, non sarà più cosi.
I Talebani, sanguinari estremisti islamici, fautori della più radicale applicazione della Shari’a, la legge coranica, hanno cancellato, indisturbatamente ed in pochi giorni, quella fondamentale speranza.
Nel prossimo futuro, assisteremo ad un’opera di atroce castigo nei confronti degli oppositori, delle donne e dei loro bambini, il tutto nascosto ovviamente dai riflettori mediatici, e poi all’instaurazione di un Stato islamico integralista, dove non sarà più possibile manifestare liberamente il proprio pensiero e credo, godere dei diritti civili e politici, e per le donne, garantirsi quel patrimonio intangibile di assoluta dignità e libertà.
Sarà loro precluso studiare, guidare la macchina, partecipare alla vita politica e pubblica del paese, e sarà imposto loro l’uso dell’abominevole Burqa, il velo islamico, che copre alla vista degli altri le fattezza del viso, quasi a volerne abbattere la stessa loro realtà fisica.
Ai bambini verrà impartita l’educazione della dura legge coranica e molti di loro, se figli di avversari, conosceranno indicibili violenze.
E’ questa una condizione eticamente e moralmente inaccettabile.
Vigerà la legge del taglione, e le sole norme giuridiche applicabili troveranno fonte nel Corano nella sua visione più ortodossa e radicale.
In sostanza, si vivrà in un mondo quasi medievale.
E noi occidentali cosa faremo?
Assisteremo inerti a considerevoli giochi geopolitici, che modificheranno le influenze degli altri paesi sull’area, per tutti la Cina e la Russia, in un territorio ricco di enormi risorse minerarie e di produzione primaria di eroina.
Dovremmo, naturalmente, organizzare corridoi umanitari per salvare più vite possibili e prepararci ad una forte ondata di rifugiati che, viste le condizioni attuali di organizzazione della politica migratoria all’interno dell’Unione Europea, creerà non pochi problemi anche all’Italia.
Insomma, si è spento un sogno per l’Afghanistan e tutti dovremmo rammaricarcene.
Angelo Montalto