Ci metto la mano sul fuoco

E’ un’estate di acqua (poca) e fuoco (devastante). E’ l’estate delle polemiche (molte e sproposito) e delle sacrosante rivendicazioni (di chi implora una doccia quotidiana).

E’ l’estate degli imbecilli, che sacrificano sull’altare degli interessi personali un patrimonio ambientale. Verrebbe da dire che danneggiano anche i loro figli, ma a esseri simili bisognerebbe impedire la riproduzione per legge.

Nei giorni scorsi hanno arrecato un danno enorme al nostro territorio, ma dubito fortemente che ne siano consapevoli.

Per fortuna i danni non si sono estesi alle case e alle persone. In realtà il caso c’entra solo fino a un certo punto. Se nella tragica contabilità delle fiamme dei giorni scorsi non sono finite le abitazioni o comunque edifici che in molti casi rappresentano una vita di sacrifici questo è stato possibile grazie all’opera di chi in quelle ore non si è risparmiato. In tanti lo hanno fatto. E tutti erano mossi dalle motivazioni più nobili.

Facciamo gli scongiuri e speriamo di non dover aggiornare quella contabilità, perché l’estate non è ancora finita e perché la madre degli imbecilli è sempre gravida. Tuttavia, un primo grazie a questa gente, che ci ha salvato dalla furia distruttiva del fuoco, dobbiamo dirlo. Poi magari ci sarà il tempo perché venga formalizzato dalle competenti istituzioni. Forze dell’ordine, dipendenti comunali, associazioni, semplici cittadini. Grazie al cielo sono tanti.

In questa moltitudine, permettetemi di isolare l’azione silenziosa, preziosa e decisiva di un gruppo di volontari: quelli della Protezione Civile di Acri, guidati dal presidente Vincenzo Sposato.

In quelle ore drammatiche, dove c’era fuoco (quasi dappertutto) c’erano costoro. Non sono in tanti e date le dimensioni degli incendi c’è da chiedersi se fossero stati clonati o abbiano il dono dell’ubiquità. Neanche il tempo di tirare il fiato, che arrivava l’ennesima chiamata. Sono volontari, ma questo non deve indurre in errore, perché hanno capacità professionali di altissimo livello. Riconosciute e unanimemente apprezzate.

Sono volontari, con un loro lavoro, una famiglia e interessi. Ma in quelle ore erano lì. Hanno sospeso tutto, infilato la tuta e imboccato la manichetta.

In tanti anni non li ho mai sentiti lamentarsi. Eppure hanno mezzi limitati, le difficoltà tipiche di ogni associazione e capita raramente che qualcuno dia pubblicamente atto della loro preziosa presenza.

La loro è una missione, portata avanti con determinazione e abnegazione. Noi speriamo di averne bisogno il meno possibile, ma che ci siano queste persone mi fa sentire un po’ più tranquillo e certamente più orgoglioso di averle come concittadini. Grazie ragazzi.

Piero Cirino

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