Galleria ss 660, la storia, quella vera
Finalmente, dopo ben tredici anni dall’inizio dei lavori, è stata aperta la galleria di Serra di Buda sulla ss 660 ed ora che tutto è finito ci vogliamo togliere qualche sassolino dalle scarpe e raccontare la nostra versione dei fatti, quella di un estraneo alle battaglie ed alle scorrettezze della politica; invitando chi ha sempre sostenuto ed ancora sostiene che la galleria non serve a niente, a non farne uso ed a continuare ad andare a Cosenza via Calvario (un po’ di coerenza non farebbe male in questo mondo di incoerenti).
Nel 1999 l’aggravarsi del movimento della frana di Serra di Buda portò alla chiusura al traffico della 660 con gravi conseguenze per Acri, si iniziò quindi a pensare ad una soluzione che risolvesse definitivamente il problema di una frana che esiste da sempre, nell’ambito del più vasto adeguamento dell’intero tratto Acri-autostrada.
Il primo atto concreto fu l’approvazione dell’APQ “Accordo di Programma Quadro per il sistema delle infrastrutture di Trasporto” del 2002 tra governo nazionale e regione Calabria, in cui figurava l’adeguamento della ss 660; l’Anas preparò un progetto preliminare per l’adeguamento dell’intera 660 completato nel 2004 e presentato ad Acri nello stesso anno, prevedeva l’aggiramento della frana con nuovo tracciato di 7,5 Km via Schito-Vagno e fino a San Lorenzo.
Facemmo pubblicamente presente che tale tracciato era molto peggiore di un possibile tracciato Acri-San Lorenzo con tratto in galleria, dimostrammo la convenienza del secondo e ci venne risposto che non era realizzabile; chiedemmo allora, non essendo noi tecnici ingegneristici, a due nostri colleghi dell’Istituto Tecnico Geometri di Acri di verificarne la fattibilità, l’ing. Aldo Tre Croci e l’arch. Eugenio Madeo, che lavorarono gratuitamente ad un’idea di massima di aggiramento della frana con tratto in galleria.
Tale idea venne nel 2005 dal Sindaco Elio Coschignano prospettata all’Anas che non la prese in alcuna considerazione; principale obiezione al tratto in galleria era la presunta vicinanza di questa alla frana.
L’allora presidente della provincia Mario Oliverio concesse al comune di Acri alcune decine di migliaia di euro per effettuare indagini geologiche che dimostrassero o meno la fattibilità geologica della galleria, la supervisione delle indagini venne affidata al Prof. Crisci dell’Unical, che, al completamento delle indagini, attestò la piena fattibilità geologica dell’opera.
Ad un gruppo di tecnici acresi l’amministrazione Coschignano chiese un progetto preliminare di fattibilità ed essi- ing. Oscar De Miglio, geom. Salvatore Fusaro, arch. Aldo Pastore ed ing. Angelo Torchia- lo prepararono in forma del tutto gratuita.
Si arrivò al 2006, anno in cui la finanziaria del governo Berlusconi bloccò qualunque nuovo lavoro di Anas e Ferrovie, proprio quando il tratto Acri-San Lorenzo andava appaltato entro l’anno pena la perdita dei 22 milioni di euro destinati dalla regione a tale scopo.
Il timore della perdita dei fondi spinse il Sindaco Coschignano a chiedere l’intervento della regione e della provincia di Cosenza per trovare una soluzione; Il presidente della provincia Mario Oliverio convocò una serie di incontri con le parti interessate fino ad una riunione a cui parteciparono tutti gli enti coinvolti: Regione Calabria, Anas, Comune di Acri, ecc., presenti il sen. Gino Trematerra, il sindaco Elio Coschignano, l’assessore ai lavori pubblici Incarnato, il dirigente Calabria Anas, l’ing. Iacino allora consulente progettazioni della provincia ed altri.
Da tale riunione emerse l’impossibilità per l’Anas di vincolare i fondi entro la fine dell’anno e la conferma della necessità di tale vincolo entro l’anno pena la loro perdita, fu allora che il presidente Oliverio avanzò, di concerto con l’ing. Iacino, l’idea che a realizzare l’opera limitatamente al tratto Acri- Chianette, con il tratto in galleria, fosse la Provincia, in sostituzione dell’Anas impossibilitata a farlo.
A seguito di tali incontri a maggio 2006 la Regione Calabria nominava soggetto attuatore dell’intervento l’amministrazione provinciale di Cosenza, quest’ultima procedette immediatamente alla progettazione esecutiva ed alla gara di appalto per la realizzazione dei lavori; se non si fosse perseguita con tenacia questa strada ora non esisterebbe la galleria e non avremmo nulla o, nella migliore delle ipotesi, qualche viadotto campato in aria sulla Schito-Vagno tipo Sibari-Sila (tratto caldeggiato dall’Anas e dal sen. Trematerra ed il cui costo non era mai stato preventivato prima se non nel 2006 dall’amministrazione provinciale in 70 milioni di euro.
La famosa “discontinuità” con le amministrazioni di diverso colore che tanti hanno sbandierato in questi anni per denigrare queste scelte, non è mai esistita ed è fuori dalla nostra mentalità, unico obiettivo perseguito e per fortuna raggiunto è stata la concretezza e la fattibilità delle scelte.
Quello che successe dopo, la necessità di integrare la spesa con fondi della provincia, le lentezze nella esecuzione dei lavori, i diversi appalti integrativi, il cambio di più ditte ecc. fanno parte del deprecabile sistema lavori pubblici in Italia e non sono purtroppo limitati alla 660.
Flavio Sposato
Bravo Flavio, sempre preciso e puntuale nelle tue ricostruzioni e nella tua grande onestà intellettuale. Temo però che, come al solito, da parte di chi sostiene falsità e nefandezze da 15 anni, non ci sarà alcuna risposta né confronto pubblico. Molto meglio i soliloqui e i comizi senza contraddittorio o, in qualche caso, da parte di qualche esponente di quella parte, I tentativi di discredito che eroicamente vengono fatti mai a viso aperto ma sempre sottobanco. È triste ma è così, queste persone per anni sono stati il meglio della nostra rappresentanza.