Acri è bruciata ma non solo per colpa di Nerone

I roghi di questi ultimi giorni, hanno restituito l’immagine di un territorio spettrale.

Centinai di ettari di terreno, ricco di una vasta varietà di flora e di fauna, sono stati distrutti da un nemico subdolo quanto drammaticamente distruttivo: il fuoco.

In pochi giorni, con l’aiuto anche del forte vento, l’infausto episodio ha letteralmente annientato anni di duro lavoro che madre natura ci ha regalato, offrendoci in dono una manifestazione di bellezza materiale, divenuta tesoro spirituale, che sventuratamente ed all’evidenza, però, non riusciamo a preservare.

Ed è questo il punto.

Al netto di quella che parrebbe essere un’azione dolosa, che qualora compiuta dovrà portare la magistratura ad indagare e punire l’ignobile gesto di un criminale, appare innegabile che ad Acri, qualcosa, o forse tutto, nella gestione del territorio non funziona da tempo immemore.

E’ innegabile che per scelte politiche irrazionali, hanno trovato spazio le più gravi scempiaggini ambientali e paesaggistiche.

Alcuni forse non se ne sono accorti, o volutamente hanno fatto finta di non accorgersene girandosi dall’altra parte, ma noi, semplici cittadini e proprietari, di diritto, del nostro ambiente naturale, si.

Esiste un male, che sembra incurabile, che è quello della mancanza di cultura del territorio, di preservazione della sua integrità, di valorizzazione della sua risorsa, male che non solo ha prodotto enormi danni percepibili, anche dal punto di vista economico, ma che ha anche generato, per sua diretta ed inevitabile conseguenza, un’incapacità amministrativa di garantire, programmaticamente, la tenuta qualitativa e quantitativa del bene comune.

Fatti come quelli successi, devono fare seriamente riflettere, e portare chi ha la responsabilità pubblica, ad un cambio di paradigma della sua azione amministrativa.

Si avverte l’esigenza vitale e non più prorogabile, di agire sulla programmazione degli interventi nella sua giusta dimensione temporale; sulla corretta ed efficace opera di investimento finanziario sulle direttrici di tutela e di sviluppo individuate; sul coordinamento delle azioni, sia in fase ordinaria che in casi di emergenza; sulla dotazione di mezzi adeguati; sull’allocazione di risorse umane adeguatamente professionalizzate; sulla diffusione di buone pratiche private attraverso campagna di sensibilizzazione; sulla crescita nelle giovani generazioni di una sana cultura del territorio e della sua difesa.

Nella fase di controllo, invece, bisogna obbligare i privati a garantire la corretta tenuta delle loro proprietà e, nel caso di violazione, sanzionare efficacemente i trasgressori.

Solo cosi potremo evitare tragedie come quelle dolorosamente accadute.

Se Acri è bruciata, di fatto, non è solo per colpa di Nerone.

Angelo Montalto

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Una risposta

  1. Francesco Tocci ha detto:

    Un complimento: analisi lucida intrecciata con una visione lungimirante del bene comune.
    Una postilla: è fuorviante far credere che Nerone sia unicamente una 《 bestia》con disturbi neurovegetatitivi associati a sintomi di godimento per le disgrazie altrui.
    È ben altro: quasi sempre portatore insano di pensieri e retropensieri insistenti nello stesso disegno criminoso, di cui può essere l’autore e nel contempo l’esecutore.
    Parimenti, il più delle volte, soggiace all’ordine di realizzare la concreta applicazione di ragionamenti deviati e distorti che abitano menti altrui (per lo più di deprecabile ed infimo stampo speculativo).

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