Cambiare è difficile, non cambiare è fatale

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Noi donne siamo così: cerchiamo di gestire tutto, percepiamo una sorta di delirio di iper-controllo. Abbiamo la sensazione che, se manchiamo noi, il mondo crolla e tutto si blocca. A volte ci sentiamo anche delle super donne, ma siamo comunque esseri umani e ci ritroviamo assalite da una tempesta di emozioni. E alla fine, cosa succede? Succede che chi ci rimette siamo noi!

Perché abbiamo questa mania di controllare tutto? Perché mettiamo da parte i nostri progetti, sogni, ideali nel tentativo di far scorrere le cose lisce come l’olio? Pian piano entriamo in questo circolo quotidiano, in questa routine, e non seguiamo più quella che è la nostra strada.

Se è vero che ognuno di noi ha uno scopo in questa vita, alle donne spesso succede di metterlo da parte per riuscire a gestire tutto il resto. Cosa succede quando una donna arriva al limite, dopo aver messo a lungo da parte la sua vera essenza?

Succede che arriva uno Tsunami emozionale. Perché quando la donna arriva al culmine, un po’ come un fiume in piena, succede una tragedia. Qualcosa si rompe e crea danni enormi.

La prima domanda da porci è: cosa ci spinge ad annullarci, a metterci all’ultimo posto? A non sentirci mai abbastanza? A volte addirittura ad elemosinare quell’amore che in realtà ognuno di noi merita? Così finiamo per sentirci quasi sempre sbagliate e spesso anche in colpa.  Bisogna analizzare il proprio io. Le radici di queste sensazioni possono essere molteplici ed è molto importante che ognuno di noi vada a scavare per trovarle. I riflessi che in genere chiamano incondizionati, in realtà, hanno ben poco di incondizionato: sono influenzati da un qualcosa che ci portiamo dietro.

Le ferite di un genitore o di un nonno si tramandano, le assorbiamo inevitabilmente, specialmente quando siamo piccoli. Anche un piccolo commento, una velata emozione che abbiamo vissuto da bambini può incidere sulle sensazioni che proviamo oggi. Vive in noi anche ciò che è stato vissuto dai nostri genitori, anche negli anni precedenti alla nostra nascita.

Attraverso un’analisi del vissuto possiamo andare atrovare questi nodi e iniziare a risolverli. La difficoltà maggiore non sta nello scioglierli la prima volta, ma nel riuscire a mantenerli snodati. Quando interveniamo sui nostri nodi, il mondo attorno a noi oppone una certa ‘resistenza’. Succede semplicemente perchéil cambiamento, come la libertà, fa paura.

Reinventarsi è come cambiare pelle, è un atto coraggioso. Darwin ha scritto che non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.

Sia le donne che gli uomini sono generalmente molto spaventati dal cambiamento, perchè siamo abitudinari e a volte preferiamo restare chiusi nella nostra gabbia, perché pensiamo che uscire possa portaresofferenza. Come il cambiamento, anche la libertà fa paura, in quanto presuppone scelte da effettuare, scelte che non sono mai facili da prendere.

La routine è un po’ come guidare in autostrada: puoi solo andare dritto, non hai molta scelta. In una stradina di città, invece, sai che puoi prendere tante strade diverse. Questo sta alla base del cambiamento. Se riusciamo a individuare e sciogliere i nostri nodi, possiamo iniziare a conoscere chi siamo realmente e non ciò che pensiamo di dover essere.

Se non inizi un percorso di scoperta di te stessa, ti muovi un po’ come una marionetta: sopravvivi, ma non vivi mai veramente. Sciogliere e mantenere sciolti questi nodi è molto difficile, perché questegabbie che ci costruiamo addosso sono un po’ come dei muri che ci proteggono ma non ci permettono neanche di vedere al di là di essi.

Alcune gabbie sono dorate, brillano e sono molto comode. È quindi ancora più difficile uscirne, ma è molto importante riuscire a farlo. Una volta che la gabbia è aperta, la persona può entrare e uscire, un po’ come a casa propria. Se non hai le chiavi di questa gabbia, resti chiuso dentro e rischi di perderti tutto ciò che c’è fuori.

Spesso le donne non si rendono neanche conto che stanno iniziando questo percorso dirinascita. Un po’ perché è difficile accettare i cambiamenti, un po’ per la paura della libertà, perché, nel momento in cui cambio io, cambia inevitabilmente anche tutto il mondo attorno me.

In genere, quando la donna si è stancata di sentirsi morta dentro, quando non sopporta più una sonnolenza perenne, inizia in lei una sorta diirrequietezza, un’agitazione, una voglia di fare, un non riuscire più a tener a freno quell’energia profonda che abbiamo.

Cosa succede quando questa forza dentro di noi inizia a venire fuori? Quando non riusciamo a placare la nostra forza interiore, che come un fiume in piena straripa dalla diga, non possiamo farci nulla, l’acqua uscirà e farà inevitabilmente dei danni. Dobbiamo accettare i danni che questo straripamento potrà fare.

Per rimanere nella metafora, quando l’acqua straripa e provoca danni, il problema non è l’acqua in sé. La vera causa di quell’inondazione è l’essere umano, che ha costruito senza tenere in minimo conto la natura. I danni che quell’acqua straripata produce sono dei danni ‘sani’, nel senso che tendono a riportare la natura al suo equilibrio.

Le inondazioni nella vita sono un dono, anche se è difficile a volte recepirle come tali. Spesso e volentieri dovremmo distruggere delle parti della nostra vita e ricostruirle da capo, non ristrutturarle e basta. Questo perché verranno costruite in maniera completamente diversa, con consapevolezza e tutto un insieme di conoscenze più avanzate. La nostra nuova vita sarà così più solida e duratura.

Ognuno di noi ha più o meno paura del cambiamento e di quello che può lasciarsi dietro, ma a volte è inevitabile affrontarlo e quello che ci troviamo davanti sarà sempre una bella sorpresa.

Quando una persona dice: ‘Io ho paura di cambiare’, ‘Ho paura di partire’, ’’E se poi non posso più tornare indietro?’ ‘E se poi non voglio più tornare?’

Sono paradossi, perché se tu vuoi partire, vuol dire che dove sei non stai bene. Se dove andrai, vorrai fermarti e non vorrai più tornare, vuol dire che là starai meglio.

Quindi il cambiamento è solo che un bene: se sto bene significa che ho fatto la scelta giusta e se non è la scelta giusta posso sempre prendere un’altra strada, anche effettuare un’inversione.

Uno degli errori che generalmente facciamo, specialmente noi donne, è pensare che tutto sia definitivo. Siamo convinte che quando prendiamo una decisione, quella sarà per sempre. Questo pensare, però, è una gabbia.

Donne, cercate di portare sempre avanti il vostro percorso di rinascita, di far uscire questa vostra energia. Armatevi di pazienza, di coraggio e di curiosità per riuscire a partire veramente per questo viaggio entusiasmante di scoperta e conoscenza di voi stesse.

Quando una donna si accinge a incontrare la propria vera essenza, incontrerà anche la sua bambina interiore. L’incontro con la bambina interiore è bellissimo e molto commovente.

Tutte noi dentro abbiamo una bambina, che a volte facciamo finta di non sentire, ma essa urla, piange, canta, ride. È la nostra energia interiore, è ciò che in realtà ci guida, è il nostro istinto. Quindi cosa succede quando la riscopriamo?

Se noi riusciamo a incontrarla, a farla parlare e ad ascoltarla tranquillamente, questa bambina ha tantissime cose da dire, ha tantissimi sogni e speranze che a volte non ricordiamo nemmeno.

Generalmente la mettiamo così tanto da parte, che ce ne dimentichiamo. La nostra essenza è un po’ come il cuore di una cipolla, formata da centinaia di strati, che dovremmo riuscire a toglierci di dosso per ritornare al nostro nucleo, la nostra anima.

Auguro a ogni donna di iniziare a vivere, a spiccare il volo, a scoprire questa bambina interiore. Capire noi stesse ci permette di relazionarci autenticamente con le altre persone, altrimenti vivremo e ci relazioneremo costantemente con una maschera che ci hanno in qualche modo dipinto.

Elena Ricci

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