Programmazione, questa sconosciuta
Erano gli anni settanta (quasi mezzo secolo fa) ed io, giovane studente di Agraria, abitavo nella periferia di Pisa, quando una mattina recandomi all’università, vedo dei manifesti del Comune di Pisa, pur essendo io non interessato in quanto semplice studente fuori sede momentaneamente ospite della città della torre pendente, leggevo però con interesse tutto quanto riguardasse la vita cittadina; il Comune informava i cittadini residenti in un certo numero di strade che per l’anno successivo era in programma la bitumazione delle stesse strade e che di conseguenza si invitava chiunque avesse necessità di effettuare lavori a presentare entro sei mesi relativa domanda di autorizzazione, trascorsi i sei mesi e per i tre anni successivi, non sarebbero stati più autorizzati lavori che prevedessero la rottura del manto stradale.
Si chiama “programmazione” e consente di evitare sperpero di denaro pubblico e danneggiamento di lavori appena realizzati, all’epoca ad Acri non si usava, ma da ottimista giovane studente pensai che anche noi, seppur con qualche anno di ritardo, ci saremmo arrivati.
E’ passato mezzo secolo e vedo in via Aldo Moro, all’altezza della rotatoria ex semaforo, una ditta procedere allo scavo della sede stradale per la posa di un qualche servizio, ottima cosa se non fosse che quel tratto di strada è stato bitumato dal comune poco più di un mese fa.
Lavoro di bitumazione già strano di suo perché fatto in due fasi, prima una sorta di rattoppo e poi un secondo intervento più completo, ma smantellarlo dopo nemmeno un mese per la posa di un cavidotto è una assurdità non giustificabile; e non ci si venga a dire che la ditta è obbligata a sistemare il tutto perché un rattoppo non sarà mai come il lavoro integro.
Che dobbiamo dire? Che la programmazione dalle nostre parti è una illustre sconosciuta, che si vive alla giornata anche nel ventunesimo secolo e con queste classi dirigenti anche nel ventiduesimo.
Flavio Sposato