Campi e paesi: luoghi del futuro. Evento fuori programma al Siluna Fest con Franco Arminio e Carmelo Troccoli
Può l’Italia interna, con la sua storia così profondamente radicata nelle comunità agricole, diventare l’avanguardia del mondo nuovo? Di quel “Terzo Paradiso” in cui tecnologie e competenze avanzate si sposino con uno sguardo attento al paesaggio, un atteggiamento di profondo rispetto verso la natura e i nostri simili? Di questo si parlerà nell’evento fuori programma che arriva oggi ad arricchire la terza edizione di Siluna fest, la rassegna di musica, arte, letteratura e incontri organizzata dall’Associazione Siluna tra mercoledì 4 e domenica 8 agosto 2021 nel Parco Nazionale della Sila. Sabato 7 agosto alle ore 16.15 negli spazi all’aperto dell’Azienda Agricola BioSila – nel Comune di Acri (CS), in Contrada Filiciuzzi – il poeta e paesologo Franco Arminio dialogherà con Carmelo Troccoli, Direttore Nazionale di Campagna Amica; l’incontro, intitolato “Campi e paesi: luoghi del futuro” e promosso con la collaborazione di Campagna Amica e Casa della Paesologia, sarà moderato da Gianfranco Manfredi, giornalista ed esperto enograstronomico.
La conversazione prenderà le mosse proprio dal Terzo Paradiso, il segno di Michelangelo Pistoletto riprodotto in Sila nel corso della seconda edizione del Siluna, nel 2019, utilizzando 58 Pini Larici. L’installazione di land art – la cui visita guidata è prevista per giovedì 5 agosto alle 16.30 – è un omaggio all’artista e al segno che, nelle sue tantissime riproduzioni in tutto il mondo, è diventato ormai icona universale della riconciliazione tra l’uomo e la natura.
Da qui il dialogo si svilupperà seguendo l’intreccio delle prospettive – diverse per provenienza, vicine su molti aspetti fondamentali della questione – dei due protagonisti. Nella sua attività di poeta, scrittore, fotografo e paesologo Franco Arminio – che sarà ospite del Siluna fest anche nella serata di sabato 7 agosto, alle 19, per l’incontro “Lettera a chi non c’era” – è da sempre è impegnato a ripetere che “Il paese è l’avanguardia del mondo, è l’ultima carta da giocare se vogliamo varcare la soglia del quarto millennio (…) I paesi devono produrre cibo di altissima qualità, i paesi vanno concepiti come farmacie: aria buona, buon cibo, silenzio, luce. E poi il soffio del sacro. Dove si è in pochi nessun cuore è acqua piovana. Ma bisogna immettere enzimi dall’esterno. Bisogna portare nelle montagne i pionieri del nuovo umanesimo. Più che mandare i soldi, bisogna trovare il modo di portare nei paesi e nelle montagne le persone giuste. E far rimanere le persone giuste. Allora un progetto di sviluppo locale ragiona di persone, non ragiona di progetti, i progetti vengono dopo”.
“Il 60% delle aziende agricole che curano e tutelano la biodiversità si trova in territori dal basso grado di urbanizzazione” ha invece scritto di recente Carmelo Troccoli, a capo dell’Ufficio Naziona della Fondazione Campagna Amica. “Inoltre, il 55% dei produttori che valorizzano i prodotti tipici o di particolare valore agronomico ed ecosistemico appartiene a fasce di età inferiori ai 40 anni ed il 15% ha addirittura meno di 30 anni. Dalla lettura di questi dati e dall’esperienza degli incontri e dialoghi che ho raccolto in tanri anni di attività in giro per il Bel Paese esce un quadro chiaro. Oggi lavorare in campagna è qualcosa che è determinato da un forte richiamo alle radici e alla tradizione familiare. I nostri nonni si “spaccavano la schiena” coltivando spesso con strumenti antichi le nostre campagne e conservando sementi e razze particolari, ben adattate al territorio. Con strumenti moderni, tecnologie all’avanguardia, applicando concetti innovativi nel marketing del cibo, nei processi di produzione e relazioni, oggi i nostri ragazzi si riscoprono cittadini della campagna, pervasi da una nuova idea di ecologia e dalla riscoperta del necessario equilibrio tra le esigenze della conoscenza globale e quelle del piacere del bello, del sano, del certo”.