“Bologna è una vecchia signora…” che non dimentica
Recentemente ci è capitato di ritornare a Bologna dopo anni. Si è trattato di un’ottima occasione per riscoprire una città bellissima, della quale ignoravamo alcuni aspetti, che si apprezzano vivendoci o visitandola in compagnia di gente che la conosce. Bologna è stata una tappa intermedia in un anticipo delle vacanze del 2021: il profondo legame affettivo che ci lega a un nostro congiunto, che da tempo vive e si è affermato in quella città, è stata l’occasione che ci ha permesso di cogliere alcuni aspetti peculiari e di apprezzare il modo unico ed esemplare con cui questa città fa i conti col proprio passato e ricorda le persone che l’hanno resa famosa. Arrivammo a Bologna nel tardo pomeriggio del 1 luglio. Affamati e assetati dopo un viaggio che, sebbene non lungo, era stato un po’ avventuroso, ci siamo fermati in uno dei locali più noti della città: “Trattoria da me” in via San Felice, sotto quei meravigliosi portici che sono candidati a diventare patrimonio mondiale dell’umanità. Dopo una cena trimalcionica, rigorosamente emiliana, annaffiata con dell’ottimo sangiovese d’annata, il nostro viaggio è proseguito verso il centro, attraversando via Bassi, per giungere in piazza Maggiore. La città era in pieno fervore. Abbiamo attraversato la piazza, peraltro occupata dalla proiezione di un film d’epoca, senza soffermarci tanto. La nostra sorpresa è arrivata quando abbiamo imboccato la via che si dipana dall’angolo destro della piazza, via Massimo d’Azeglio, famosa per essere la sede della casa di Lucio Dalla, attualmente occupata della fondazione omonima. Siamo stati attraversati da un sentimento duplice, di commozione e meraviglia, nel vedere come tutta la via sia stata utilizzata per un singolare tributo e ricordo dell’artista scomparso. Il cielo di via d’Azeglio è totalmente occupato da scritte che riprendono pari pari il testo di una delle canzoni più note di Dalla, “Futura” appunto. Alla fine della via, subito dopo la casa dell’artista, un’ultima scritta luminosa: “ciao Lucio”. Osservare quelle scritte e quel testo sospeso tra cielo e terra da anche al viandante più distratto la sensazione che l’artista e le sue opere non siano realmente scomparse ma collocate in uno spazio e una dimensione eterna, diventando quasi un trait d’union tra cielo e terra, tra finito e infinito, tra presente e trapassato. Un modo veramente singolare e oseremmo dire geniale di far sì che l’eredità del cantante appartenga in maniera definitiva alla città e a tutti coloro che vi giungono. Lungo la via una serie di negozi che espongono foto con momenti di vita dell’artista. Molto più banalmente la città avrebbe potuto decidere di intitolare all’artista quella via ma non sarebbe stata la stessa cosa. La trovata escogitata dal Comune di Bologna è unica per il modo in cui è riuscito a creare una sintesi tra l’artista, le sue opere, la città e l’attuale dimensione di Dalla, che, indipendentemente da quello che si pensi sulla morte, appartiene ormai in maniera definitiva ad una dimensione eterea e per questo eterna e universale. Ci sono vari modi di manifestare l’amore verso qualcuno e restiamo convinti che non esista una gerarchia nell’amore. L’amore è unico e presenta varie sfaccettature nel modo di palesarsi, analogamente alla luce diffusa da un caleidoscopio. C’è chi dice che il primo amore sia migliore dell’ultimo, chi ha la fortuna di far coincidere le due cose. È quest’ultimo il caso di Dalla per Bologna: espressione di un amore unico, immutabile ed eterno, non un amore giovanile, passionale, irruento, ma metafora quasi mitica di un sentimento eterno e universale, che riaccende la gioia, riscatta la sofferenza, da’ un senso al nostro presente e al nostro passato.
Massimo Conocchia
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.