Va’ dove ti porta il cuore
Ruminare è il termine giusto per rappresentare il mio modo di leggere. Sto attenta a masticare tutto con cura, per poi ingerire solo ciò che mi aiuta a illuminare la via.
Di fronte a un libro dobbiamo mantenere intatta la nostra libertà e il nostro spirito critico: accogliere una verità solo se la sentiamo viva dentro di noi. Dobbiamo diventare allodole: tra tanti chicchi di grano che troviamo nelle nostre letture, scegliere solo quelli che ci parlano al cuore. Potremo così risalire, con le nostre ali, autonomi e liberi, verso il cielo.
E’ quello che ho fatto leggendo il libro di Susanna Tamaro: Va’ dove ti porta il cuore. Ho consumato la prima lettura tutta d’un fiato. Girata l’ultima pagina, ciò che rimane del libro è un groviglio di sensazioni da cui riemergono particolari che chiedono di essere gustati di nuovo.
Così, ho voluto riassaporare le stesse emozioni. Ho riletto l’opera, andando a individuare quelle parti che mi hanno colpita di più, sfogliando le pagine e sovvertendo l’ordine imposto dall’autrice. Solo rileggendo, faccio mia la grande ricchezza che ho fra le mani, frutto del lavoro paziente di Susanna.
Susanna Tamaro nasce nel 1957 in una famiglia della borghesia di Trieste. Vive una situazione familiare problematica, con il padre che va e viene, sempre così evanescente, e una madre che trascorre il tempo con altri compagni. La vita di Susanna può essere definita anormale, una condizione difficile da spiegare agli altri.
E’ vero. Come la capisco. Anch’io, sua coetanea, nata in una famiglia benestante, sono stata allevata da un’altra donna nei primi due anni, mio padre è scomparso prematuramente e mia madre non è stata capace di dare amore ai suoi dieci figli.
Mi hanno messa al mondo e non si vogliono occupare di me? Ci chiediamo io e Susanna. La stessa domanda che crea delle ferite profonde nell’anima.
Va’ dove ti porta il cuore è un romanzo epistolare, strutturato come una lunga lettera scritta da Olga, un’anziana signora della borghesia triestina, alla nipote Marta. Malata, Olga sente il bisogno di raccontarsi, di ripercorrere la sua giovinezza, il suo matrimonio infelice, confessando verità anche scomode, nascoste per la sua intera esistenza.
L’obiettivo è spingere la nipote a essere libera di seguire le scelte dettate dal suo cuore, senza restare ingabbiata in una vita insoddisfacente come quella di sua madre e sua nonna. Nella scrittura, pacata ma intensa e commovente, Olga ritrova finalmente il senso della propria esistenza e della propria identità.
Questo è, in parte, un romanzo autobiografico, perché anche l’autrice usa la scrittura per far pace con se stessa e con la vita, ricordando la nonna materna che è stata la sua figura di riferimento.
Vi riporto alcune frasi, quelle più rappresentative:
Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un’idea senza avere un’idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.
Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e frutti.
E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quanto poi ti parla, alzati e va’ dove lui ti porta.
Consiglio la lettura di questo libro a tutti quelli che credono ancora nei rapporti umani e nella bellezza dei loro sentimenti. Il racconto di per sé è in grado di offrire una completa spiegazione della coscienza dell’essere umano e rivela alla fine la grande verità che il lettore cerca di scoprire fin dalle prime pagine. Ovvero l’importanza di ascoltare il cuore. L’anziana signora cerca di spiegare alla nipote che i nemici peggiori dell’uomo si trovano dentro di lui. Quindi, l’unico viaggio che vale la pena affrontare è quello in noi stessi, alla ricerca di una voce, di un bagliore interno custodito dentro di noi.
La Tamaro sostiene che c’è una forza nel bene che arriva a essere tremenda e che può vincere qualsiasi cosa.
Grazie Susanna.
Elena Ricci