Musica ad alto volume. Il Covid non c’entra con l’educazione

Bata - Via Roma - Acri

“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”. È una delle tante frasi di Martin Luther King scolpite in un qualsiasi regolamento, da quello del condominio a quello di una multinazionale. Sembra tanto scontato da diventare persino banale, eppure evidentemente non è così. C’è chi pensa che in nome delle difficoltà derivanti dalla pandemia o dall’anemico portafogli o dal suo onanismo mentale, tutto debba essere concesso. Che le attività di bar, ristorazione o comunque legate alla somministrazione di cibo e bevande siano state tra quelle più duramente colpite dal Covid è un dato lapalissiano, ma io posso sedermi a un tavolo all’aperto, sorseggiare una birra e mangiare una pizza, un panino o un primo senza per questo molestare il malcapitato vicino. Nello scorso fine settimana in pieno centro ad Acri vi sono stati locali che hanno tenuto la musica a palla, senza permettere a chi abita a pochi metri, magari con bambini, magari con soggetti fragili, magari con chi l’indomani avrebbe dovuto attaccare presto al lavoro di potersi godere il sacrosanto diritto al riposo notturno. Tutto in nome del Dio volume. Qui non c’entra la crisi, questa è gente a cui del prossimo non frega niente. È ora di farle sapere che non è così. C’è un’ordinanza che lo vieta e ci sono sanzioni previste per chi trasgredisce. Anche se l’Italia del calcio vince con l’Austria o il Belgio.

Comunque, c’è un’ordinanza e c’è chi controllerà, anche in questo fine settimana, affinché quei pochi, in nome del proprio portafogli, non criminalizzino un’intera categoria.

Piero Cirino

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Una risposta

  1. Domenico Gallipoli ha detto:

    Rassegniamoci, anche perché, ad esempi,o è un dato di fatto che la viabilità acrese è dettata non dal buon senso, non dalle esigenze del cittadino bensì dal volere degli esercenti commerciali. Non si spiegherebbero altrimenti gli inutili sensi unici che costringono noi semplici cittadini a fare degli altrettanto inutili giri a vuoto per recarci da un punto all’altro della cittadina. Ed ecco che Acri è da sempre ostaggio di una minoranza che detta le regole del vivere (incivile) alla rimanente parte della popolazione. Inutile anche protestare presso le autorità… a buon intenditore poche parole…

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