L’amaro calice di un cocktail vaccinale!

Ho ascoltato il mio TU DEVI, ho obbedito alla morale e al tribunale del mio senso etico. A marzo, come un soldato ho obbedito. Ho aperto le porte ad un ospite che bussava alla porta del mio fisico di mezza età con armi spuntate, attenuate. Si è accomodato e mi ha fiaccato nell’energia per una settimana e con qualche linea di febbre.

Oggi dovrei rincontrarlo de visu, ma è meno onesto e leale.

In alternativa dovrei accettare di fare entrare, prima nella mente e poi nel corpo, un altro pseudo alleato più potente, figlio di ingegneria genica, per affrontare forse con più potenza il mostro pandemico che si aggira nel mondo per alterne ondate.

Dovrei, dunque, bere l’amaro calice di un cockatail vaccinale!

Troppi “forse” per chi crede nella scienza, troppi “se” da sopportare per la mia coscienza che si ripiega in un angolo.

Le due mie me sono in lotta, l’una giganteggia sull’altra senza un onesto “perché”.

A cosa si riduce l’uomo per profitto e sotto la spinta della paura?

Inutili bla-bla e cinguettii fuorvianti rendono vano il progresso.

A chi potrò dar consiglio, in coscienza, domani?

La mia etica si è stracciata le vesti: nè più salus, nè mens, nè corpore sano.

Già ebra, brindo alla mia coscienza!

Nella migliore delle ipotesi mi arrenderò all’indolenza. Forse era questo lo scopo.

Adelinda Zanfini

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