Il coraggio, l’arte di chi ha cuore

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Dobbiamo avere coraggio in questo periodo, ci dicono.

Dunque vorrei dire qualcosa su questa parola, per spiegarvi come si muove la vita.

Prendete una pietra e poi lasciatela. Cade a terra, naturalmente, per effetto della legge di gravità. Guardate invece una pianta: ha un movimento indirizzato verso. Che differenza c’è tra una pietra e una pianta? La vita che l’albero porta dentro. La vita gli consente di volgersi verso l’alto.

Ciò che è inanimato si muove verso il basso, ciò che è vivo segue direzioni diverse. La vita consiste in una prodigiosa violazione di tutte le leggi del mondo fisico.

Nella quotidianità, la forza di gravità è lo scoraggiamento, il pessimismo, l’isolamento. Insomma, quei mille motivi che ciascuno di noi ha per scivolare giù. La forza di gravità sono le pesantezze, i limiti, le paure, i destini avversi.

La forza di gravità è un insieme di forze che ci invitano a mollare, a lasciarci cadere. Questa corrente, specie quando le cose non vanno, ci sembra la più naturale, come una legge della fisica. Eppure, se ci guardiamo intorno, ci accorgiamo che non è tutto così scontato. Anzi è proprio dove il peso delle situazioni negative cresce che sale la spinta a opporvisi.

Ecco, il coraggio consiste nell’ostinata scelta della direzione contraria a quella proposta dalla sorte. Il coraggio è l’opposizione alla forza di gravità, all’appiattimento, al realismo cupo. Il coraggio segue la vita sempre e non è una questione di eroismo.

Il coraggio è quello di chi affronta a viso aperto questo periodo così buio e incerto. E’ quello di chi ha perso tutto ma ricomincia.

Non c’è da stupirsi che durante la pandemia molte persone stiano ripensando al proprio lavoro. Anche molte aziende hanno mutato il proprio business adattandolo alle esigenze del momento:  GDA Officina Tessile ha cominciato a produrre mascherine;  Ramazzotti dal liquore è passato alla produzione di gel disinfettante per le mani e  FCA e Ferrari hanno distribuito ventilatori polmonari.

Si sta valutando l’economia verde per rilanciare l’Italia ed è stato sottoscritto un documento da 110 imprese. Fra le altre, Enel, Novamont, Iren, Hera, Acea, Erg e tutti i principali consorzi del riciclo.

Coraggio. Da dove viene questa forza sottile che ci porta ad accettare le proprie paure senza abbattersi? Io ho trovato sempre la stessa risposta: la sorgente del coraggio è l’attaccamento a sé.

A volte le persone, quando parli di coraggio, pensano alle grandi occasioni. Ma non funziona così.

La misura del tuo coraggio non è definita da ciò che stai affrontando, ma dal modo con cui lo fai. Sta nell’intensità del gesto, nella direzione che gli imponi. Si gioca tutto in una frazione di secondo.

E’ un atteggiamento significativo e forte, ma estremamente rapido. E’ come girare una chiave e aprire una porta. E’ dire un sì, o anche un no, invece di far finta di non aver capito.

Se tu ti accorgessi che in questo periodo il coraggio non ti viene e spesso è la paura che ti gestisce, fermati. Viviamo a velocità folle, siamo connessi con il mondo, ma disconnessi con noi stessi. Il corpo corre e l’anima rimane indietro, boccheggiante. La velocità di cui siamo impregnati produce cecità e durezza del cuore, scoraggiamento, sfinimento. Ma a questo ci pensa già il coronavirus.

La prima prova di coraggio è quindi guardare dentro la propria coscienza, ribellandosi all’impotenza generata dalla presenza del covid-19.Dunque rischiamo il coraggio e in questo tempo buio accogliamo la quotidianità della vita con le sue paure e irrequietezze.

Sapete, la radice etimologica della parola coraggio è “ cor habeo “ che significa “ho cuore”. Abbiamo bisogno oggi di mettere più cuore. Se ci pensate è proprio il cuore l’organo che marca la differenza tra ciò che è inanimato e ciò che è vivo. Dunque, davanti alle analisi più cupe del nostro presente, ricordiamoci che abbiamo un cuore, capace da solo di ribaltare tutto. Persino la forza di gravità.

Elena Ricci

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