La statua di cera di Ciccilla

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Nel 1863 si attuò il sequestro, in Acri, di un gruppo di persone, che si erano recate a passeggio in località Pombio. Tanti sono i lati oscuri dei fatti e, perciò, anche ai tempi nostri se ne è scritto a lungo e in modo documentato.

Gli interrogativi principali, però, non sono stati mai chiariti.

In quel sequestro, operato materialmente dalla banda di Pietro Monaco, un ruolo non secondario riveste la bella moglie Maria Oliverio, detta Ciccilla, in onore di Francesco II di Borbone.

Ne scriviamo, per una notizia apparsa su un giornale, che si pubblicava in Napoli nel 1893 – trent’anni dopo il sequestro -, sotto il titolo: “La brigantessa calabrese travisata”:

“Da circa un mese, prima in via San Giovanni a Carbonara, ed ora in via Foria, molta gente accorre la sera a visitare una galleria meccanica, appartenente ad alcuni industrianti girovaghi, ove, fra gli altri automi, si osservano quattro grandi statue di cera in costume. Una di queste vuolsi far ritenere per la troppo famigerata brigantessa Maria Oliverio, non Olivieri, alias Ciccilla, moglie di Pietro Monaco. La statua, in sé bellissima, non ha nulla di comune, per altro, col vero ritratto fotografico della brigantessa, posseduto dal Prof. Stocchi, presentando essa un volto sentimentale e seducente da Maddalena, con un cappello piumato all’Ernani in vece del CERVONE INZAGARELLATO, col braccio ferito e fasciato sinistro, invece del destro ecc.”.

Si ricorda che Stocchi scrisse un poemetto sulla brigantessa, della quale riportiamo le note biografiche poste ai piedi della suddetta statua.

“Non si crederebbe certo rimirando la bella donna dai lineamenti fini e delicati, dagli occhi neri pieni di espressione, che questa stessa donna abbia empito di terrore un intero paese suoi misfatti e colle crudeltà commesse.

Maria Olivieri era figlia di onestissimi campagnuoli, nacque a Macchi (Macchia) nelle Calabrie, ed ancor giovanissima sposò Pietro Monaco, un garzone sregolatissimo che, un bel giorno, ucciso il suo padrone ed in seguito a ciò, abbandonando moglie e casa, fuggi nella montagna. Colà formò una banda, della quale fu eletto capitano e che ben presto riempi di terrore tutto il circondario.

La Maria si rifugiò presso i suoi genitori, ma il suo carattere impetuoso e violento, l’odio che essa nutriva con la sua anziana sorella tanto si impossessò di lei che un giorno in un alterco essa la pugnalò, rifugiandosi poi presso il marito, il quale le diede asilo: da allora la Maria fu l’anima dei suoi delitti. Traditi, i briganti furono circondati dai soldati e quasi tutti, fra questi anche il Monaco, furono uccisi. Maria combatté da valorosa al suo fianco, e sebbene gravemente ferita di palla ad una mano, riuscì a fuggire con pochi compagni.

Essa formò di poi, in unione al fratello Monaco, un’altra banda, ma, attaccata anche questa dalla forza armata, fu arrestata assieme a tre dei suoi compagni. Condotta a Catanzaro, venne con dannata dal Consiglio di guerra a 20 anni di lavori forzati”.

Non ci soffermiamo sulle inesattezze contenute in quanto riportato. Aggiungiamo che Maria fu condannata a morte ed ebbe, inspiegabilmente, l’immediato condono e fu relegata a Fenestrelle.

Su questo c’è un mistero riportato da Peppino Curcio nel suo: “Ciccilla”, un saggio molto documentato.

Al di là di tutto restano, come accennato, interrogativi irrisolti: – Chi mise sull’avviso Salvidio, che poco prima comunicò di non poter partecipare alla passeggiata? – Chi commissionò il sequestro, come si sospettò? Chi incassò parte del riscatto considerevole, dato che Ciccilla non aveva nemmeno di che pagare il migliore avvocato? Chi procurò e pagò l’onorario dell’avvocato? Chi si prodigò perché Ciccilla avesse commutata la pena e avesse evitato la morte? Quale fondamento ha l’ipotesi di Peppino Curcio che a Fenestrelle non finì Maria Oliverio, ma altra persona? Quale anonimo potente poté operare tanti miracoli?

A distanza di quasi due secoli si cerca, inutilmente, di dare una risposta ai tanti interrogativi.

Giuseppe Abbruzzo

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Una risposta

  1. Giuseppe Curcio ha detto:

    Incredibile! Mi mancava la statua di cera, è davvero una scoperta incredibile … non diciamo nulla a Giuseppe Catozzella che ha scritto Italiana inventandosi una Calabria con i monti dell’Orsomarso nella Sila, alla foce del Neto (sic!)

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