Fra gli specchietti per le allodole: il ponte sullo Stretto
Gli specchietti per le allodole, usati fin dall’ Unità d’Italia, a tutto danno dei meridionali, sono numerosissimi. In questi tempi se ne riprende, di tanto in tanto, uno: il ponte sullo Stretto.
Vogliamo documentare come l’affermazione introduttiva sia vera e dare, a chi ne avesse voglia, le necessarie indicazioni, per ricercare quanto segnaleremo in appresso.
L’ing. A. Carlo Navone, nel 1870, pubblicò, in Torino, presso C. Favale e Compagnia, Passaggio sottomarino attraverso allo stretto di Messina: per unire in comunicazione continua il sistema stradale ferroviario siciliano alla rete della penisola: progetto di massima. A tanti sembrerà incredibile la cosa, ma quel progetto di massima rimase chiuso tra le pagine, ormai ingiallite, del libro. C’è da sottolineare che, nel frattempo, si è realizzato il tunnel sottomarino de La Manica.
Precisiamo che il volume citato ha a corredo due tavole: Carta planimetrica a curve orizzontali, descrittiva dello Stretto di Messina, con indicazione geologica della natura delle rocce e il tracciato del progetto. La seconda tavola contiene lo spaccato, secondo il tracciato principale, unitamente al profilo e al diagramma geologico dei terreni attraversati.
Il lavoro è suddiviso in tre parti. La I riguarda la natura geologica dello Stretto; la II la costruzione dell’opera; la III l’analisi dell’opera, la stima, la dimostrazione pratica dell’aspetto economico e l’utilità dell’opera da realizzare.
Dell’opera si occupò L. Stocchi sul periodico cosentino Il Calabrese dell’8 febbraio 1882. Vi si legge una disamina particolareggiata dell’opera proposta.
È trascorso oltre un secolo da quegli anni e, di tanto in tanto, si tira in ballo quel collegamento.
Quanto quello “specchietto” fosse portato a galla si può arguire da un altro progetto: il ponte sullo Stretto. Non è quello dei tempi nostri, ma risale, nientemeno, al 1882!
Il progetto citato è opera dell’ing. Antonio Palma, originario di Corigliano Calabro. Dalla fonte da noi consultata ricaviamo che il progetto fu reso pubblico in “un’operetta edita a Napoli nel 1882 col titolo Progetti diversi”.
Cediamo all’ing. Palma: “Non vi ha nella storia uno stretto sì celebre come il Faro di Messina, e non vi sarà un punto tanto importante pel commercio tra l’Africa e l’Europa e per conseguenza un ponte più utile quanto quello che si è progettato”.
Ecco cosa precisa il suddetto: “Il sito più acconcio per un ponte è distante circa un chilom. Da Villa S. Giovanni alla Punta Pezza della Calabria, in direzione della Torre presso Canzirri in Sicilia”; “Il ponte sarebbe di 5 luci, ognuna lunga m. 500, la spalla nella Calabria sarebbe presso la quota 35, lunga 8° m., larga 45 fino all’alta marea, sopra poi alta 50 m. fin sulla cima per potervi passare sotto i navigli”. Scrive dei piloni; della “spalla di Sicilia” ecc. ecc.
Riteniamo che i politici, che ai tempi nostri hanno sventolato e sventolano la necessità del Ponte sullo Stretto, ignorino i progetti citati. Erano validi? Erano attuabili? Erano sicuri?
Poco importava e importa, perché ora, come allora si agita la necessità di quel collegamento, in momenti opportuni, come “specchietti per le allodole”.
Giuseppe Abbruzzo