Verso la zona arancione. Ecco cosa cambia

Acri aspetta dal presidente facente funzioni della Regiona Calabria, Nino Spirlì, la revoca della zona rossa, che dovrebbe arrivare tra oggi e domani.

Nell’attesa, ecco una sinossi su ciò che cambierà nelle nostre abitudini:

In questa zona è consentito spostarsi all’interno del proprio comune. Gli spostamenti verso altri comuni (e quindi anche quelli verso altre regioni/province autonome) sono consentiti esclusivamente per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute. È sempre consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione;
E’ consentito, una sola volta al giorno, spostarsi verso un’altra abitazione privata abitata dello stesso comune, tra le 5 e le 22, per un massimo di due persone (più un minore di 14 anni) oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione.

È consentito il rientro nelle “seconde case” ubicate dentro e fuori regione solo a coloro che possano comprovare di avere effettivamente avuto titolo per recarsi nello stesso immobile anteriormente al 14 gennaio 2021.

Riaperture

Riaprono i negozi, ma restano chiusi, nelle giornate festive e prefestive, gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, ad eccezione di supermercati e farmacie.
Parrucchieri e centri estetici tornano a funzionare normalmente.

Bar e ristoranti

In quest’area è sempre vietato consumare cibi e bevande all’interno dei ristoranti e delle altre attività di ristorazione (compresi bar, pasticcerie, gelaterie etc.) e nelle loro adiacenze.
Dalle 5 alle 22 è consentita la vendita con asporto di cibi e bevande, come segue:

dalle 5 alle 18 senza restrizioni;
dalle 18 alle 22 è vietata ai soggetti che svolgono come attività prevalente quella di bar senza cucina (e altri esercizi simili – codice ATECO 56.3).
La consegna a domicilio è consentita senza limiti di orario.

Scuola
Tornano a scuola anche i ragazzi di seconda e terza media. Per quanto riguarda la scuola superiore, si garantisce l’attività didattica in presenza ad almeno il 50 per cento, e fino a un massimo del 75 per cento, della popolazione studentesca, mentre la restante parte si avvale della didattica a distanza.

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