Disuguaglianze

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“Coltivate l’autostima e la consapevolezza delle vostre capacità”

Antonella Polimeni (Rettrice Università Sapienza, Roma)

Il 25 febbraio si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico dell’Università Sapienza e la parola che è stata più usata dalla Rettrice Antonella Polimenti è stata “disuguaglianze”. Romana di nascita, di padre calabrese e madre romagnola, è la prima donna a ricoprire la carica più alta dell’ Ateneo più grande d’ Europa. La sua relazione ha messo al centro la necessità di contrastare tutte le forme di discriminazione e esclusione.

E’ il tema cruciale del nostro tempo. Diseguaglianze territoriali, generazionali e di genere, diseguaglianze in educazione, nel lavoro: diventano il metro per giudicare un paese, una nazione, un contesto sociale, il termometro principale delle democrazie e dei contesti civili locali e nazionali. Le disuguaglianze si generano presto, alcuni studiosi dicono che sono difficilmente reversibili, che si riproducono e che è quasi impossibile sradicarle. Hanno molte cause e producono molti effetti.  Le diseguaglianze si generano di continuo e spesso nei modi più subdoli e inattesi. Sono prodotte dalle ineguali condizioni sociali di partenza che troppo spesso non sono compensate dai servizi e  dal welfare dei contesti, si riproducono in ambito educativo, tutte le volte che un ragazzo o una ragazza resta indietro e rischia ritardo, esclusione e abbandono (in Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna gli studenti che abbandonano la scuola rappresentano una misura compresa tra un quarto e un quinto del totale) e si conferma nel basso raggiungimento dei titoli di studio più elevati (l’Italia è di molto sotto la media europea). Le diseguaglianze territoriali sono evidenti nelle regioni del sud già alla fine delle scuole elementari e poi alla fine delle scuole medie dove sono più bassi i risultati in matematica e scienze rispetto al dato nazionale (dati INVALSI 2020). Le disuguaglianze sono cumulative, quelle più gravi sommano a quelle sociali, quelle educative e di genere (le ragazze di classe sociale più bassa e meno istruite del sud hanno il destino peggio segnato). Le disuguaglianze non sono utili alla società e possono essere affrontate. Istruzione, istruzione, istruzione, l’unica leva che può combatterla. Negli anni sessanta insieme al baby boom e al boom economico si è affermata la scuola per tutti, la scuola di massa, è stato il momento in cui si è registrata in Italia la prima grande spinta in avanti nella mobilità educativa dando forma viva all’articolo 34 della Costituzione che vuole la scuola aperta e per tutti e tutte. Ora ci vuole una seconda spinta e contrastare la disuguaglianza inizia ancora nell’istruzione. Per le famiglie e gli insegnanti  il messaggio è: fate studiare bene le ragazze, incoraggiate le loro scelte, una società civile si vede dalla qualità dell’istruzione delle ragazze. L’educazione femminile è la sfida politica e civica più importante. Solo una educazione elevata e di buona qualità delle donne può avere il più importante potenziale di cambiamento nel nostro mondo colmo di problemi. Le disuguaglianze educative sono la negativa premessa di tutte le altre, un lavoro di qualità, qualunque tipo di lavoro, necessita di una buona istruzione. Dicono che la pandemia e le conseguenze avute nella scuola lasceranno tracce negative nelle giovani generazioni che la stanno subendo, conseguenze che potranno produrre disuguaglianze ulteriori che ora non vediamo. Agli insegnanti e alle famiglie è chiesto uno sforzo ulteriore, incoraggiare i più giovani a credere in loro stessi, ad amare lo studio, con coraggio e consapevolezza. Sostenere in misura maggiore chi presenta difficoltà. “Non lasciare nessuno indietro” (Leave no one behind) questa è la promessa centrale e trasformativa dell’Agenda 2030 per lo sviluppo globale e sostenibile. Ognuno può contribuire a sostenere questo principio, prima delle politiche, prima delle risorse, ogni giorno, in ogni aula scolastica e in ogni aula universitaria.

Assunta Viteritti

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