Calabresi sul lago di Garda: una storia diversa
Recentemente i rapporti tra la Calabria e il lago di Garda, particolarmente la riva bresciana, sono assurti alle cronache per alcuni fatti poco piacevoli, che attengono alla presenza della ‘ndrangheta in quelle realtà e a tutto ciò che questa presenza comporta. A noi è capitato di vedere un’altra realtà, operosa, positiva, che ci piace raccontare, particolarmente per ciò che attiene propriamente alla nostra cittadina.
Gli acresi che operano sul lago di Garda sono tantissimi e offrono un’immagine bella della Calabria e di Acri. Si tratta, per lo più, di ragazzi o, comunque, giovani uomini e donne, che si prodigano in un lavoro pesante e senza soste da marzo a novembre.
Il viaggiatore proveniente da Milano, lasciata l’autostrada A4, Torino-Trieste, all’altezza di Desenzano, si immette, dopo una giravolta di svincoli e rotonde, sulla statale 45 bis che costeggia il lago. Paesaggisticamente è bellissima e il panorama mozzafiato. Unica nota: i ciclisti, con cui tocca fare i conti. La vista del lago è interrotta solo dai tunnel scavati dai tedeschi nella Seconda Guerra mondiale, che, nella maggior parte dei casi, sono rimasti allo stato grezzo. Si giunge agevolmente alla prima tappa importante, Salò, resa famosa, storicamente, per essere stato il quartier generale del Duce e dei repubblichini all’indomani dell’8 settembre 1943. Il posto è molto bello e le vestigia fasciste non sono per fortuna ostentate e predominano altri temi e altri valori. La presenza di acresi a Salò non è notevole. Avanzando lungo la statale si arriva a Gardone Riviera, dove troneggia il Vittoriale degli italiani, la dimora di Gabriele D’Annunzio, dove il Vate è sepolto. Pochi km più in là e si arriva a Limone sul Garda, dove l’impronta degli “acritani” si fa sentire. Tanti gli amici che in quel luogo sono apprezzati e si sono positivamente integrati. Ci è capitato di vedere quanto sono ben voluti e questo ci ha commosso. Avanzando, si trovano altri luoghi meravigliosi e altre presenze care, da Lazise, fino alla riva veneta, passando per Garda, Bardolino, Peschiera. In ognuno di questi luoghi ci si può imbattere in acresi di valore che, in non pochi casi, hanno avviato loro attività in quelle realtà, sia nel campo della ristorazione che in quello alberghiero.
Il lago di Garda è diventata metafora di una Calabria operosa, in grado di rimboccarsi le maniche e farsi apprezzare anche al di fuori dei confini regionali. Questa operosità dimostra anche un’altra cosa: dove le condizioni economiche e ambientali lo consentono cade un certo falso stereotipo sui meridionali parassiti e inoperosi, che badano solo alle forme di assistenzialismo.
Abbiamo visto uomini e donne levarsi all’alba e lavorare fino a 15 ore al giorno senza mai lamentarsi. Senza di loro in quelle realtà sarebbe dura mantenere certi standard. Molti sono chef, pizzaioli ricercatissimi, responsabili di sala o alla testa della gestione del personale in importanti catene alberghiere.
E’ questa la Calabria che ci piace raccontare. Si tratta di una migrazione interna con caratteristiche diverse rispetto a quella dei nostri padri negli anni ’60 del Novecento. E’ una migrazione più consapevole di diritti e professionalità, che ha permesso il recupero di condizioni di lavoro e di prestigio quanto mai essenziali.
Massimo Conocchia