Leggendo ancora la poesia di Curto
In questi giorni ho avuto fra le mani la nuova raccolta di Francesco Curto: “Versi sfusi”, Morlacchi Editore, Perugia 2021, con una veste editoriale quanto mai elegante e impreziosita nella copertina da un acquarello, Ritorno, altrettanto accattivante e delicato, della pittrice Serena Cavallina.
Il poeta, già ampiamente noto e caro ai lettori per altre numerose produzioni, fra cui la ponderosa raccolta di oltre 600 pagine,”Poesie”, 1968-2018, a cura di Luigi Maria Reale, pubblicata per la Biblioteca Umbra, 2019, in questa nuova raccolta coinvolge il lettore in modo ancora più accorato, e lo porta quasi per mano, come fa Virgilio con Dante nella Commedia, in sentieri aspri, irti e cosparsi di spine, che feriscono in profondità lo stesso lettore insieme al poeta.
Sì, quest’ultima fatica di Curto è caratterizzata da frammenti di ricordi che a volte sono panacea alla tristizia della maturità piena, altre volte diventano dolore cupo, profondo per ciò che si è sempre cercato con la speranza di trovarlo, speranza che diventa però fredda coscienza di averlo perso per sempre. In questa altalena, di ciò che poteva essere e non è, di ciò che si è cercato e mai raggiunto, dove irrompe potente, straziante il desiderio del luogo natio, della madre, il poeta trascina il lettore con se stesso, senza dargli alcuna possibilità di fuga, di scampo; tale è la forza del suo verso anarchico quando canta con ironia amara di se stesso e del mondo intero con le sue storture, i suoi misteri, le sue lusinghe, che sono fascinose all’alba, ma diventano beffe al tramonto:
“La sera chiude il giorno/Dentro serra le mie battaglie perse./Ho smarrito il cuore nella nebbia/E le certezze non sono che fantasmi.”(pag.25)
“Un mondo urlato di rabbia/Pieno di ragione per tutti/Intanto moriamo di benessere/La guerra uccide poveri cristi/Affamati senza vestiti/Sono un religioso senza dio/Un fratello di cristo e dell’umanità/Ho smarrito il mio cuore nella nebbia/Non ha un barlume la mia anima/Per trovare una via d’uscita.”(pag.45)
“Il vento di Mucone foggia i miei pensieri/E se li porta via leggeri in un lamento/Ascolto il suo fruscio che bisbiglia/E nella confusione lo disperde./Fatico a stento per non morire nudo/E partorisco Amore per un mondo migliore.”(pag. 40).
Vincenzo Rizzuto