Covid e Rsa: La strage di anziani si poteva evitare?
L’emergenza COVID – lo abbiamo scritto più volte – ci ha colto impreparati sotto molti aspetti, mentre ha messo in risalto alcune nostre capacità sotto altri. Ciò che è successo, ai vari livelli, nelle RSA è un dramma che non può essere sottaciuto. Molti anziani, la nostra memoria, la nostra storia, la nostra “forza” negli anni difficili della ricostruzione postbellica, sono stati falcidiati da un’ondata epidemica che, in quelle realtà, che avrebbero paradossalmente dovuto proteggerli, si è, invece, rivelata più aggressiva. Prima di addentrarci in alcune dinamiche, ci piace sottolineare un concetto: il pullulare di RSA e strutture ricettive per anziani, nelle quali i nostri padri e nonni vengono allocati, mette in risalto come gli anziani siano, nel tempo presente, in molti casi, divenuti non più una risorsa ma un fardello da cui liberarsi per continuare a vivere la nostra vita frenetica. Pensiamo a come erano considerati gli anziani nella Bibbia: Noè, quando gli viene comandato di costruire l’Arca, ha 600 anni secondo quanto riportato nella Genesi. A quell’uomo, così vetusto, viene affidato il compito di salvare l’umanità dopo il Diluvio. In questo nostro “diluvio”, invece, non solo gli anziani non hanno avuto ruolo ma sono stai assai spesso vittime innocenti di una gestione che, in alcuni casi, appare quanto meno irrazionale. L’idea di utilizzare le RSA come posti dove ospitare i pazienti affetti da COVID in attesa delle dimissioni, senza una necessaria e doverosa ripartizione degli spazi e suddivisione del personale, è apparsa come l’accensione di un cerino in un pagliaio. Meravigliarsi, poi, del fatto che il fuoco sia divampato, appare quantomeno insensato.
Il numero degli anziani è cresciuto, la vita media si è molto allungata. Se, da una parte, questo traguardo appare come un sogno che si realizza, dall’altra, questo obiettivo raggiunto appare tutt’altro che un conquista, trasformandosi, non infrequentemente, in un problema sociale complesso. Gli anziani non appaiono come apparivano Noè, Abramo, Giobbe, Zaccaria, Nicodemo, ma un peso da cui liberarsi, concentrandoli in strutture che, per come sono state utilizzate, si sono rivelate, nella presente situazione, un luogo tutt’altro che sicuro. Ci siamo ricordati di loro troppo tardi e solo dopo che li abbiamo scoperti ancora più fragili ed esposti di quanto già fossero. Un momento di riflessione su come gestiamo la parte finale e più fragile della nostra esistenza credo si imponga, non solo per evitare al prossimo “diluvio” errori simili ma anche per riconsiderare in senso più complessivo la nostra scala di valori e le nostre priorità, mettendo al centro la vita e la sua tutela. A cominciare da chi risulta più indifeso, siano essi anziani, bambini, donne, che, non a caso, sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto della nostra progressiva disumanizzazione.
Massimo Conocchia