Una vicenda pirandelliana: in Calabria la neve non è prevista.
Una vicenda pirandelliana: in Calabria la neve non è prevista.
Un evento assurdo, occorsoci venerdì 15 gennaio scorso, ci costringe ad affrontare una delle tante contraddizioni che caratterizzano la Calabria, terra bellissima ma piena di piaghe che la rendono, in molti settori, il sud del sud.
Erano da poco passate le venti, quando ci accingevano a imboccare la Salerno – Reggio Calabria all’altezza di Lamezia Terme per raggiungere, con un’auto noleggiata, Acri. Nessuna indicazione all’ingresso in autostrada, per cui tranquillamente ci siamo immessi senza che nulla lasciasse presagire l’amara sorpresa che avremmo trovato da lì a pochi kilometri. A Falerna c’era l’obbligo di uscita e il percorso era interdetto a tutti i mezzi. Abbiamo pensato a un incidente o, comunque, a un problema tale da impedire per un breve tratto di proseguire il percorso, sicuri del fatto che ci sarebbe stato garantito un percorso alternativo. Niente di tutto ciò. L’autostrada era stata chiusa – SENZA PREAVVISO ALCUNO – causa neve!!! Nella baraonda dei mezzi, tra cui diversi TIR, che affollavano la rotonda all’uscita dell’autostrada abbiamo provato a chiedere a chi era preposto a regolare l’uscita qualche spiegazione e, soprattutto, come fare per raggiungere Cosenza, quindi Acri. L’addetto, peraltro garbato, ha fatto spallucce dicendo di non saperne molto di più. A loro era stato ordinato di chiudere, punto. Riguardo a percorsi alternativi, ci è stato detto di non saperne nulla, di provare, eventualmente, imboccando la SS 18 e tentare la via della Crocetta, da Paola. Il nostro smarrimento, dopo quelle parole, aumentava sempre di più. Il valico della Crocetta è, a nostra memoria, uno dei più impervi, specie con la neve. Comunque, non avendo alternative, ci siamo immessi come tutti sulla S.S. 18 a formare un ‘enorme carovana di mezzi. Finalmente, dopo un’ora e mezza di transito, giungiamo a Paola ma, all’atto di svoltare a destra in direzione Cosenza, un’auto delle forze dell’ordine, messa di traverso, impediva l’accesso. Alle nuove richieste di spiegazioni, altre spallucce. Era stato impartito l’ordine di chiudere e null’altro. Smarriti, increduli e delusi, siamo stati costretti a fermarci a Paola, pernottare, lasciare l’auto e la mattina successiva prendere un treno per Castiglione Cosentino, dove un familiare è venuto a prenderci.
L’episodio merita di essere stigmatizzato perché sintomatico di un modo tutto nostro di far fronte a problemi ed emergenze: la chiusura. Poco importa, poi, se si lascia la gente in balia degli eventi, l’essenziale è non avere problemi, riversandoli sui singoli. C’è la neve, si chiudono le autostrade, si chiudono le scuole e tutto ciò che rappresenta l’offerta di servizi. Di fronte a una nevicata, fra l’altro nemmeno copiosa, come quella di venerdì 15, la soluzione più funzionale, ma meno comoda per chi gestisce, sarebbe stata quella di garantire la presenta di mezzi spazzaneve e spargere sale, come avviene in ogni altra parte del territorio nazionale, caratterizzato da ampie zone montuose. Pensiamo se questa politica venisse adottata al Brennero, in Val d’Aosta o in Trentino, solo per fare qualche esempio. Al danno la beffa: le continue chiamate al numero della viabilità erano caratterizzate dalla stessa litania: “ A noi non risulta che l’autostrada sia stata chiusa”.
Una regione che gestisce le piccole emergenze come quella citata nel modo descritto, probabilmente, ha molto da rivedere circa il suo apparato organizzativo, per evitare che il giorno (speriamo mai) che ci dovesse essere un’emergenza vera, ci si affidi all’improvvisazione dei singoli, piuttosto che a un piano organico e funzionale.
Massimo Conocchia