Francesco Curto e i suoi “Versi sfusi”

Francesco Curto è uscito con un suo nuovo lavoro editoriale, “Versi
sfusi”, appunto, Morlacchi editore 2020. Come lo stesso autore
dichiara, si tratta di raccolte di versi “avanzati”, “scartati”,
“abortiti”, componimenti, insomma – scrive il Prof. Sandro Allegrini
nella prefazione -, che costituiscono spesso, al pari degli avanzi di
cibo nella cucina delle nostre madri, materia per gustosi preparati.
Si tratta, in sintesi, di una rielaborazione e proposizione di poesie
disseminate lungo la sua non breve carriera e, alla luce degli anni e
del tempo, riviste e raccolte in un prezioso volume, anche da un punto
di vista della veste editoriale. E’ sempre un piacere e un’emozione
leggere le poesie del nostro Francesco, per l’intensità con cui
trasmette sensazioni eterne e agita moti dell’anima mai sopiti, specie
in chi, come noi, si sente esule e orfano di una terra difficile nelle
cui zolle risiede la nostra infanzia, i nostri affetti più puri, le
nostre memorie più tenere. Le tematiche sono quelle del distacco, del
“nostos”, dei rimpianti per ciò che è stato e non è più, dell’amarezza
per ciò che sarebbe potuto essere diverso e non lo è stato. Curto
riesce a far vibrare le corde dell’animo del lettore fino a renderlo
partecipe di un sentimento comune e di un’atmosfera poetica speciale.
Padìa, Perugia, la famiglia, gli affetti, il dolore, diventano un
sentimento corale, che ci fa sentire, come lettori, partecipi di un
mondo arcaico e lontano e, al tempo stesso, estranei a tanta parte del
nostro mondo di cui, per la disumanizzazione progressiva che lo
caratterizza, Curto si fa interpetre di una voce che è al tempo stesso
di denuncia e di monito. I falsi miti, la ricerca di profitto
svincolata dall’obiettivo di un miglioramento della vita nella sua
globalità, l’abiura di valori universali come amicizia e solidarietà,
diventano tematiche forti e assordanti come il ruggito di un leone e
che riescono a penetrare nel lettore indignandolo. E’ questo uno dei
meriti di Curto poeta: riuscire a coinvolgere il lettore in sentimenti
eterni e intramontabili da una parte e, dall’altra, renderlo partecipe
di un’indignazione che fa della sua poesia non uno sterile strumento
di rievocazione e nostalgia ma un’arma contro chi ha ridotto la
presente umanità nel desolante stato in cui versa. “…Ho ancora la
voce per gridare e accusare i potenti che abusano della Terra
avvelenando i fiumi. Sparo parole per colpire al cuore di chi non
vuole sentire”.

Anche quando l’incipit delle sue liriche è apparentemente tranquillo,
non è difficile scorgere tra quelle righe la sua amarezza e la sua
indignazione. Abbiamo già avuto modo di affermare, proprio su questo
sito, come Curto, per le tematiche che affronta, per il modo in cui
riesce a coinvolgere il lettore, risulta, a nostro personalissimo modo
di vedere, il poeta contemporaneo più grande di questa nostra terra.
Curto ha, tra l’altro, una virtù rara e preziosa: l’umiltà, la
mancanza di superbia e presunzione, che lo rendono ancora più amabile
e fanno percepire le sue liriche come parte integrante di un
sentimento universale.

Massimo Conocchia

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