Back to school
Mia nipote di 7 anni si è svegliata prestissimo, era emozionata, aveva passato ore la sera prima a preparare lo zaino che comprendeva tutta la dotazione Covid, perfettamente esperta di cosa usare e quando. Erano giorni che chiedeva di tornare a scuola! Mi ha poi raccontato che le maestre erano contente, che hanno detto ai bimbi e alle bimbe (pochi) presenti in classe: come siete cresciute/i! Mia nipote era contenta. Ha di nuovo la sua vita non solo digitale.
Ci sono alcune volte nelle quali anche (alcuni) genitori cadono in errore, questa è una di quelle volte. A marzo e aprile non avevamo mascherine, non avevamo abitudini strutturate, eravamo molto protettivi con i più piccoli, non avevamo conoscenze, non avevamo idea del vaccino (dei vaccini). Ma ora? Servirà a qualcosa il passaggio del tempo, tutti i Dpcm, tutte le abitudini maturate, tutte le conoscenze acquisite. Servirà tutto questo a capire che siamo impegnati in pratiche responsabili che dovranno durare, che una pandemia è un fenomeno tanto straordinario quanto duraturo, che i nostri figli vanno formati alla responsabilità e non alla paura, che vanno informati nel merito e non genericamente impressionati. E poi, c’è una ordinanza che lo richiede. In quasi tutte le regioni d’Italia (tranne nella fase iniziale), elementari e medie sono state per lo più in presenza, da mesi bambini e ragazzi di questi cicli sono tornati a scuola in molte regioni e in moltissime città grandi e medie. In Calabria no, e va bene, eravamo preoccupati, eravamo zona rossa. Ma ora si può, ora si deve tornare a scuola, è così che ci occupiamo dei nostri figli. Istruendoli alla responsabilità e a gestire le incertezze e mandandoli a scuola.
Hanno imparato molto nella scuola a distanza. Questo modo di fare scuola ha di certo accelerato competenze importanti, anche per i più piccoli che ora parlano con familiarità di piattaforme e di lezioni on line ma ora si può e si deve tornare a scuola. Ci sono certo situazioni eccezionali in cui si può fare didattica integrata: se c’è un tampone positivo, se sì vive con positivi e si è in quarantena, se ci sono altri motivi di salute che lo impediscono.
Bambini e ragazzi delle scuole medie e elementari devono tornare a scuola, devono ritrovare fiducia, ritrovarsi, guardarsi in faccia, ora che sono diventati tutti più grandi e hanno imparato la tristezza della distanza. I genitori devono accompagnarli in questo passo, con fiducia nel presente e guardando al futuro. La scuola è preparata e lo sono tutti gli operatori scolastici.
Gli studenti delle superiori restano ancora a distanza e sono arrabbiati, lo sono consapevolmente, in molte città d’Italia, lo stanno urlando. Per loro c’è ancora da aspettare, sono giovani adulti che stanno imparando a gestire frustrazioni e impotenze, competenze anche queste per una vita adulta, ma sono pronti a tornare, vogliono tornare alla campanella e alla noia di stare in classe, mai avrebbero creduto di desiderare tanto.
Assunta Viteritti
Concordo!
Ho esortato i miei giovani adulti a vivere gli anni ’20 del nuovo millennio come occasione. La pandemia ha funzionato come una acceleratore di esperienze che dal dopoguerra ad oggi nessuno dei giovani adulti aveva mai vissuto. L’emergenza sanitaria ha reso il loro futuro più prossimo e ha approssimato il loro presente. Non ci sono scorciatoie, né giustificazioni che tengano. Non potranno accampare scuse da “sopravvissuti “. Non credo che gli adolescenti possano dirsi naufraghi del sistema, li considero Titani quando sfoderano la determinazione.