Una politica unita per una sanità migliore

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L’attuale pandemia da COVID 19 ci ha insegnato, al netto di ogni altra considerazione, che in Sanità occorre la spesa d’investimento, in senso strutturale, tecnologico, farmaceutico, diagnostico, terapeutico e riabilitativo. Occorre investire, con oculatezza, nella Sanità Pubblica, senza abiurare, peraltro, il ruolo della Sanità Privata, che deve costituire un’ appendice integrativa e complementare al Servizio Sanitario Nazionale, nel rispetto del principio di uniformità, intensità e complessità delle cure. In tal senso va posta in essere l’essenza universalistica della tutela della salute, intesa quale diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività, ai sensi dell’articolo 32 della Carta Costituzionale. Tutti abbiamo bisogno di una sanità che funzioni, di cure appropriate e di speranza di salvezza. E’ il concetto di una sanità possibile, vicina ai cittadini, lontano dai parametri imprenditoriali, econometri, ragionieristici e dagli algoritmi propinati dalle superburocrazie ministeriali che governano il complesso mondo della tutela della salute.
La riforma aziendalistica del SSN, posta in essere con il Decreto Legislativo N°502/92, e s.m.i., ha cancellato l’impostazione solidaristica ed universalistica della tutela sanitaria dei cittadini, sancìta dalla Legge N°833/78, ed ha reso predominante il principio di sostenibilità del debito pubblico e del pareggio di bilancio, sfociato legislativamente nella Legge Costituzionale N°1/2012, che ha introdotto nell’ordinamento statale il principio dell’obbligo del pareggio di bilancio, con conseguente osservanza del fiscal compact,che hanno dato origine alle logiche del Piano di Rientro e del Commissariamento, le quali, ben lungi dal risanare le situazioni debitorie degli Enti del SSN, hanno comportato, per contro, un aumento dei disavanzi gestionali, i tagli orizzontali alle prestazioni sanitarie, un aumento della mobilità sanitaria passiva interregionale.
La riforma del Titolo Quinto- Parte Seconda- della Costituzione, avvenuta con l’emanazione della Legge Costituzionale N°3/2001, introducendo il principio di legislazione concorrente tra Stato e Regioni, ha acuito il divario tra le Regioni, creando 20 Servizi Sanitari Regionali, molto spesso in conflitto di attribuzione con lo Stato Centrale e procurando notevole lavoro alla Corte Costituzionale, chiamata a dirimere, nel tempo, le questioni di merito sollevate.
Ad acuire, inoltre, la sperequazione riguardante l’erogazione delle prestazioni assistenziali, solo formalmente stabilità dai Livelli Essenziali di Assistenza, ha contribuito, e contribuisce tutt’ora, il criterio di riparto del Fondo Sanitario Nazionale, basato sul parametro capitario pesato e non sui parametri di morbilità, comorbilità e vulnerabilità sanitaria e sociale, come sarebbe auspicabile se si applicassero la predeterminazione dei costi e dei fabbisogni standard ed il criterio, legislativamente sancito, ma in pratica disapplicato, della perequazione infrastrutturale, secondo gli indici di deprivazione socio-economica.
In tale logica è auspicabile l’adozione di norme legislative che vadano nell’ottica del progressivo superamento del Piano di Rientro e del Commissariamento, senza escludere, in prespettiva, il ritorno della tutela della Salute alla esclusiva competenza legislativa dello Stato, mediante la creazione dell’Agenzia Nazionale della Salute.
In Calabria è stata fortemente penalizzata da 11 anni di Commissariamento, che hanno depotenziato il SSR rendendolo comatoso.
Esempio lampante della politica fallimentare del Piano di Rientro e del Commissariamento è la chiusura di 18 realtà ospedaliere ed il depotenziamento di altre, quali il Presidio Ospedaliero “Beato Angelo” di Acri, assurto alla funzione di Ospedale di Zona Disagiata, collocato all’interno del Distretto Valle Crati dell’ASP di Cosenza, ricomprendente 20 Comuni, con una popolazione di oltre 140.000 abitanti.
Tale Presidio Ospedaliero deve costituire il polmone dell’intero comprensorio ed essere giuridicamente e funzionalmente ricollocato nella rete ospedaliera per acuti, quale Ospedale di Base, con Pronto Soccorso, Osservazione Breve Intensiva, Discipline Mediche e Chirurgiche e Servizi di Supporto Diagnostico e Terapeutico.
Proposta più volte sostenuta e supportata anche dall’Italia del Meridione partito che rappresento ad Acri.
Nel rispetto della fede in San’Angelo, che anima i cittadini Acresi, è auspicabile una revisione del Decreto Ministeriale N°70/2015, del D.C.A. N°64/2016, del D.C.A. N°117/2017, con il ritorno del “Beato Angelo” al ruolo che istituzionalmente gli compete.

Emilio Turano – Tullio Laino

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