E’ tempo di scelte
Per amore o per forza, sottotitolo, le decisioni scolastiche individuali, è un importante lavoro del sociologo italiano Diego Gambetta scritto alla fine degli anni 80. In quel lavoro, che si pone sulla scia di molti altri più recenti sul tema, l’autore pone le basi della teoria delle scelte scolastiche. Lo studio riguarda i meccanismi della scelta degli adolescenti alla fine della scuola media. Attraverso una sofisticata analisi statistica l’autore valuta il peso dei diversi fattori che influenzano le scelte. Distingue due gruppi di fattori tra loro opposti. Il primo riguarda il peso dei condizionamenti quali l’origine sociale o l’emigrazione, che spingono «per forza» gli individui a compiere le loro scelte in una direzione dettata dalle condizioni di partenza delle famiglie. Il secondo gruppo di fattori guarda alla scelta come azione più consapevole dei singoli che con intenzione individuale scelgono «per amore», cioè per volontà propria, secondo i propri desideri. E’ una prima approssimazione di un processo molto più complesso. In Italia questa è la scelta che si effettua (più o meno) al compimento dei 14 anni, presto rispetto a altri paesi che hanno percorsi più lunghi e che spostano la scelta verso i 16 anni (come in Germania). In Italia il quadro dei condizionamenti è reso più complesso da molti altri fattori ambientali e personali e spesso è difficile distinguere i due piani. Certo la scelta di quella o quell’altra scuola superiore può segnare i destini individuali. Per non parlare di coloro che abbandonano e non continuano nello studio (ancora tanti) o di quelli che provano e poi entrano in quello che è definito il fenomeno della dispersione (molti anche loro). Il tasso di passaggio alle superiori, molto aumentato negli ultimi decenni, arriva oggi oltre il 90%. Salendo di grado tra i diplomati sono però ancora pochi quelli che vanno all’Università e sappiamo che l’Italia è il fanalino di coda dei laureati in Europa. Molte delle criticità delle carriere degli studenti si producono nella scuola media, che rappresenta l’anello debole del sistema scolastico italiano, e si rafforzano nel passaggio dal diploma all’università (i dati sono più critici nel sud e soprattutto per le ragazze). Le scelte – per amore o per forza – sono ancora troppo condizionate dall’origine sociale e dal titolo di studio dei genitori e, anche se entrano in gioco altri fattori che possono mitigare i rischi delle diseguaglianze educative, non mancano nuove criticità. L’orientamento scolastico, il ruolo del gruppo dei pari e la precoce esperienza dei media, delle tecnologie e dei social media, contribuiscono a ampliare il quadro delle scelte e nella polarità “per amore” o “per forza” la bilancia sembra pendere oggi di più dal lato del primo fattore.
I più giovani che affrontano nel prossimo anno la scelta della scuola sono dentro processi complessi. La pandemia ha condizionato la loro socializzazione, i gesti barriera del distanziamento e la scuola fatta in remoto rendono più difficile la scelta della scuola superiore, forse molte e molti di loro non si sentono ancora pronti, non hanno potuto partecipare dal vivo al rito dell’orientamento, non potranno vivere appieno la consapevolezza del passaggio. Si affidano ai suggerimenti degli amici, agli stimoli della famiglia, alle indicazioni dei professori, ma sentono il peso di una scelta che devono alla fine fare da soli. E’ la prima importante scelta della vita, quella che si stacca dalla dipendenza del contesto e si avvicina alla domanda: ma io cosa voglio fare? Si tratta della generazione che avrà forse l’effetto più importante di questo strano momento, hanno vissuto la fine della seconda media e l’inizio della terza solo in remoto, vivono da mesi nelle loro stanzette con i dispositivi digitali mediatori verso il mondo. Hanno bisogno di sentirsi protetti ma anche liberi. Piccoli giovani donne e uomini che si affacciano al mondo dei grandi che per la prima volta diranno: io voglio! Ecco, ascoltiamoli senza frenarli ma supportando i loro desideri, hanno bisogno di ascolto autentico per sentirsi liberi.
Assunta Viteritti