A un amico, che è dovuto andare

Lettera a un amico che è dovuto improvvisamente andare.

Amico mio,

non c’è stato neanche il tempo di un saluto,

La strada buia e il cammino irto

ti hanno indotto a partire in solitudine.

Stavolta no,

non c’era tempo per un commiato,

non ti davano spazio per le chiacchiere.

Un casco in testa ti faceva sentire un alieno.

Nè le parole di quegli estranei,

che attorniavano il tuo letto,

servivano a rendere

più lievi le ore.

Tutto appariva tetro

in un dicembre piovoso e atipico.

Nulla placava le tue ansie.

Il pensiero di casa ti tormentava.

Banfando, ansimando,

chiedevi notizie dei tuoi,

che io, codardamente, edulcoravo

mentendo e spergiurando.

Come avrei potuto dirti

che tua moglie era a pochi metri da te?

in una condizione non bella.

né altri potevano e volevano.

Ora che l’angoscia

è divenuta chiaro,

cosciente dolore,

a che serve mentire?

Ora è il momento dei tristi ricordi,

dei rimpianti, dell’amarezza

per ciò che sarebbe potuto essere

e non è stato.

Massimo Conocchia

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