La “storiella” che s’insegna è falsa!
Quando diciamo che all’indomani dell’Unità d’Italia gli italiani erano “belli e fatti” qualcuno, rimanendo ai ricordi scolastici, arriccerà il naso. Noi cerchiamo di provare l’affermazione, fornendo documenti. La bella Italia postunitaria, perciò non era migliore di quella degli “staterelli”, come era stato promesso. Qualche “perla” la cogliamo in quanto avveniva in posti a noi vicini.
Nella tornata del Consiglio provinciale di Cosenza, del 17 gennaio 1867, dovendosi nominare due rappresentanti in seno al Consiglio Scolastico Provinciale, il consigliere Guzzolini propone che si deliberi “non potersi nominare i Consiglieri che occupano la carica di professori insegnanti nel Liceo; e sull’obbietto lamenta le condizioni poco lusinghiere delle Scuole normali della Provincia, la troppa condiscendenza nel rilasciare le patenti d’idoneità a maestri elementari più ignoranti dei discenti stessi, ed in conseguenza il poco o niun profitto che se ne ritrae”.
Questo è quanto si legge in quell’atto ufficiale. Chiediamo, allora: – Come? Si nominavano, per amicizia o per tangenti insegnati ignoranti? La Nuova Italia faceva questo? -.
Allora non si può dire che gli Italiani non fossero belli e fatti.
Andiamo avanti e ci convinceremo di quanto l’affermazione iniziale sia, purtroppo, vera.
Un consigliere, nella seduta del Consiglio Provinciale del 18 gennaio, del suddetto anno, riferisce sulla relazione del consigliere provinciale del Mandamento di Scalea Sig. Cupido “intorno alle deplorevoli condizioni di quei paesi in fatto di strade, ed agli utili provvedimenti a prendersi sul riguardo”.
Tenuto conto delle condizioni finanziarie della Provincia “il Consiglio ad unanimità prende atto della relazione del sig. Cupido, e passa all’ordine del giorno puro e semplice”.
Il consigliere Luci, relatore, “riferisce sulla vertenza tra la Provincia e l’appaltatore di mantenimento della strada cavalcabile di Cetraro. Osserva contro i certificati rilasciati dagli Ingegneri per eseguito mantenimento, e dice che la strada, per come rilevasi da relazioni dei consiglieri provinciali Leo e del Trono, è attualmente mal tenuta ed impraticabile pel fatto del suddetto appaltatore, che da più tempo non ha quivi eseguito i molti lavori di riparazione che vi abbisognano. Quindi conchiude che atteso le informazioni avute dai signori Leo e del Trono si dovesse dare accusa all’Ingegnere ed all’appaltatore su quanto essi hanno rispettivamente operato in danno della strada e degl’interessi della Provincia”.
Ma come? Queste cose non si facevano solo nel periodo pre-unitario! La Nuova Italia avrà punito, e severamente, l’appaltatore, che non eseguiva i lavori e altrettanto severamente l’ingegnere che avrebbe dovuto sorvegliare e che invece sigla un documento di regolare esecuzione!
Andiamo avanti e sentiremo gli echi di quanto avviene ai giorni nostri.
Il consigliere De Roberto fa rilevare che “la strada trovasi nello stato in cui fu consegnata all’appaltatore Tramontana e che la Deputazione (ndr attuale Consiglio) non ha perciò stimato opportuno di richiamare l’Ingegnere e l’appaltatore responsabili de’ fatti che ora si vorrebbero addebitare”. Perfettamente attuale!
Il gioco delle parti prende il via. Il cons. Guzolini “opinerebbe per un voto di riprovazione al consigliere che prima assicurò del buono stato della strada”.
Non poteva mancare quel cons. Martire del quale ci siamo occupati in “Bruzio deve tacere”, e sentite, che difesa degli inadempienti: “osservando che se il consigliere provinciale ha riferito fatti erronei ha dovuto certo essere tratto in inganno dalla persona a cui commetteva i suoi informi”. Legge alcuni articoli del contratto di appalto e fa rilevare che “fin dal 1863 era l’appalto suddetto terminato, che a’ termini del contratto l’appaltatore non era tenuto alla rifazione di taluni danni verificati, e che stante l’elasso del tempo la provincia non potrebbe con molto buon successo istituire giudizio contro dello stesso pel restauro de’ danni verificati”. Così operavano quei rappresentanti del popolo.
La cosa non garba al cons. Guglielmo Tocci, che invita ad approvare l’ “oprato della Deputazione, che ha rifiutato i certificati di pagamento per la manutenzione di che trattasi”.
Ovviamente l’approvazione avviene a maggioranza.
Questa “serietà” non c’è nuova. Perché alcuni consiglieri difendono l’appaltatore inadempiente e l’ingegnere connivente, come appare dagli interventi?
Queste cose, ci hanno insegnato, erano dell’epoca borbonica e la Nuova Italia aveva cambiato tutto.
Delle due l’una o i documenti non valgono nulla o la storia, che s’insegna, non è tale, ma è solo una storiella.
Giuseppe Abbruzzo
Spesso si sente ciarlare di titoli e competenze posseduti o meno, poi ci si imbatte in uno scritto del Prof. Abbruzzo e diventa ancora più chiaro perché intorno a quella “fucina” di cercatori di sapienza, rappresentata dal periodico “Confronto”, si riunissero menti sopraffine animate dal desiderio mai sopito di conoscere e condividere. Lunga vita alla memoria storica di Acri, abile ricercatore e piacevole narratore.