Considerazioni ad alta voce su “Spore”, di Angelo Gaccione
Elegante e preziosa nella sua forma editoriale la recente opera dello scrittore Angelo Gaccione. Spore, interlinea srl edizioni. Introduce alla lettura delle poesie Alessandro Zaccuri che coglie la dimensione intima dell’autore nella conciliazione tra le origini calabresi e la sua nuova identità milanese. La scrittura poetica di Gaccione è un pendolo che oscilla tra memoria e quotidianità. Altresì, aggiunge Lella Costa, nella nota introduttiva, che la poesia di Gaccione “suona” perché si può leggere, ‘ascoltarla’ e persino ‘danzarla’. E’ insomma un verso che diventa uno strumento che tocca corde che ci offrono note dolci/amare e forse anche dolorose per affetti perduti. C’è il tema del “nostos”, quasi un leitmotiv che pervade tutta l’opera. Con uno stile secco, incisivo, Gaccione si svela e con amore ricorda la madre e con lei tutti gli affetti familiari perduti ma sedimentati in fondo al cuore e nella mente. Riconosco che un poeta non dovrebbe mai osare di dare giudizi critici verso un altro poeta. E’ come entrare a gamba tesa inconsapevole di farsi e far male. Dire di Angelo per me però è diverso. Conosco bene il suo percorso e la sua intensa e proficua attività di scrittore e di uomo impegnato nella difesa della libertà, della giustizia e dei diritti dei senza diritti. Queste poesie, quasi corrispettive degli haiku giapponesi, sono segni tatuati nell’animo dell’autore e impressi come parole scalfite sulla pagina bianca, partecipate come una comunione laica a tutti noi. C’è in questi versi la sapienza proverbiale e la cultura di un uomo che ha attraversato il proprio tempo dentro una storia che il potere quasi sempre ha manipolato. Si rintracciano le origini di un poeta che sintetizza momenti interiori, familiari, e vicissitudini tragiche che hanno segnato la storia sua e del mondo. Da ultimo osservo che Angelo Gaccione, come nell’altra raccolta Lingua mater, macabor editore, ha partorito questo testo in un lasso di tempo molto breve, come se per entrambi si trattasse di racconti brevi. Quindi il tempo è un altro elemento che attiene l’Arte di Angelo. Distilla la parola, e del tempo ne fa un elisir da bere e gustare fino all’ultima goccia tenendo sempre presente che tempus fugit. Lui sa fermarlo sulla pagina bianca e lascia tracce dell’esistenza di se e degli uomini di buona volontà. Si dice nel noir che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Cito questo per ricordare a tutti noi lettori che Gaccione inizia il suo viaggio proprio con una raccolta di poesie dal titolo Il poeta militante, 1976 e La maschera,1978. Sono certo che ci sarà ancora altra poesia da regalarci per tenere viva la memoria e stemperare le sue pene nelle battaglie intraprese e alleviare i dolori dell’umanità.
Francesco Curto