1741 – Concordato tra Santa Sede e Carlo III di Borbone, riflessi nelle diocesi di Bisignano e Cosenza
Nel 1741 fu stipulato un concordato tra la Santa Sede e Carlo III di Borbone re di Napoli e di Sicilia. Quest’ultimo, figlio di Filippo V e Elisabetta Farnese, era nato a Madrid il 20.1.1716. Sposò Maria Amalia di Sassonia. Nel 1735 divenne re, come detto, e dal 1759 fu re di Spagna. Nel regno di Napoli gli subentro Ferdinando IV, poi divenuto I del regno delle Due Sicilie.
All’epoca del Concordato, era papa Benedetto XIV, al secolo Prospero Lambertini, eletto il 17 agosto 1740. Sul come e perché si addivenne al Concordato lo precisa Carlo III:
“’Oggetto principale delle nostre sollecitudini, sin da primi momenti, che dalla Divina Onnipotenza fummo chiamati al governo di questo Regno, egli si fu di proccurare a tutto poter nostro la felicità dei nostri dilettissimi sudditi. Non potendola Noi certamente conseguire tra gli ostacoli de’ contrari sentimenti, che nelle materie d’Immunità, ed in altri articoli giuridizionali divideano gli animi del Clero, e del Popolo, e cagionavano continue controversie tra Ministri della Ecclesiastica, e Civil Potestà, con infinito pregiudizio della Giustizia, e del privato e pubblico riposo; rivolgemmo il nostro pensiere a por termine alle reciproche e scandalose contese de’ membri dello stesso corpo, riunendogli a godere, per mezzo di una concordia, i beni, e i vantaggi, che gli uomini ritraggono dalla Società. Ci applicammo dunque agli espedienti più opportuni per conseguirla; e niente rallentati dall’esempio delle infruttuose negoziazioni, mille volte tentate da’ nostri Serenissimi Predecessori co’ Sommi Pontefici, e sempre infelicemente riuscite; deliberammo anche Noi, ascoltando solamente i nostri sentimenti pacifici, di tenere la stessa via di amichevole composizione, introducendone, per tal cagione, trattato, per mezzo de’ nostri Ministri Plenipotenziarj co’ Ministri della Santa Sede, sotto il glorioso Pontificato di Clemente XII° di felice ricordanza: durante la cui vita non si risparmiò né applicazione, né fatica per lo avvanzamento di un disegno sì giusto in se stesso, sì conforme alle massime della divina, ed umana ragione, sì utile per lo bene della Chiesa, e dello Stato, e sì necessario per la prosperità de’ Popoli. Ma la divina Provvidenza, avendone riservata la gloria dei progresso e della conchiusione al suo fedel servidore, e nostro Santo Padre, Benedetto XI°., il quale non tenendo altro a cuore, che di escendere il Regno del Donator della pace, che ha voluto farci regnare; ha così ben corrisposto a’ nostri laudevoli desideri, ed ha tanto contribuito a questa Santa impresa, che fra poco spazio di tempo, avendo benedetta Iddio la rettitudine delle di lui, e delle nostre intenzioni, si è veduta in fine perfezionata, benché sempre desiderata, sempre tentata, e per secoli mai non conseguita”.
Il lavoro per un concordato iniziò sotto Clemente XII° (Lorenzo Corsini. Papa dal 1730 al 1740).
Il Concordato o “Trattato di accomodamento tra la Santa Sede e la Corte di Napoli”, fu sottoscritto, in Roma, il 2.6.1741, dal segretario del papa card. Silvio Valenti Gonzaga; per Carlo III° dal card. Troiano d’Acquaviva, ministro presso la S. Sede e da D. Celestino Galiano, consigliere e cappellano del regno di Napoli.
Per effetto del Concordato la Diocesi di Bisignano ebbe tre cursori, dei quali precisa Gaetano Moroni: “In varie città d’Italia per altro, come nelle curie ecclesiastiche, gli uscieri ed i cursori non entrano in tribunale, ma ivi fanno il servizio li notari, ed i loro sostituiti, ovvero i cancellieri”.
Nel cap. III° del Concordato, n. V, vi era l’impegno di farsi “la pianta de’ Cursori”, “che potrebbon tenersi da’ Vescovi, ed altri Ordinarj del Regno per l’esercizio della loro giurisdizione”.
Cosenza ebbe 4 cursori, Cotrone 2, Catanzaro 3, Rossano 3, Reggio 4.
Altro effetto del Concordato fu la “Tassa delle Franchigie de’ Vescovi, ed Ordinarj del Regno sopra la Gabella della Farina, e del Pane pubblicata, per ordine di S. M. con Bando della Regia Camera della Sommaria”.
Nel cap I°, n. 11 si convenne: “che a’ Vescovi, ed altri Ordinarj de’ luoghi dovranno darsi le franchigie a misura delle convenienze, e bisogno di ciascuno; avuto riguardo al numero de’ familiari laici, che ognun di loro ritiene al proprio servigio, e che vivono propriamente a loro spese; ed alla limosina di pane, che ciascun di loro e solito di fare. La qual convenienza, e bisogno di ciascun Vescovo, a proporzione delle rendite del suo Vescovado, sarà esaminata, e stabilita in Napoli da Monsignor Nunzio Apostolico, e da un Ministro Regio: ed in caso, che questi non convenissero, si devolva al Tribunale Misto”.
Ed ecco quanto si stabilisce per le diocesi che a noi più interessano: Bisignano: “Per famigliari laici o chierici, n. 8, sono tom. Quaranta tt. 40 l’anno”; “Per limosina tom. Dieci il mese, sono tom. 120 l’anno”; “Per tavola tom. 10, tom. 12 l’anno”.
Cosenza: “Per famigliari, come sopra, n. dieci, sono tom. 50 l’anno; Per limosine tom. Quindici il mese, sono tom. 180”; “Per tavola tom. 18 l’anno”.
Non abbiamo notizia di come sia stata applicata quest’ultima parte del Concordato.
Giuseppe Abbruzzo