La mia Calabria: Renaissance (parte prima)

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Parte prima

Siamo a San Giovanni in Fiore. La Philadelphia Caiaro Productions sta per girare il primo ciak del lungometraggio: La mia Calabria, Renaissance.

Attori: Gioacchino Laratta e la moglie Bernardina Biafora.

Regista: Francis Ford Fogg.

A Gioacchino Laratta non pare vero di girare un film, lui, proprio lui, che tutta la vita ha insegnato latino e greco al Liceo Dante terrorizzando gli studenti con le gare di verbi, consecutio e aoristo passivo.

Per l’occasione si è fatto confezionare un vestito nuovo dal sarto, un completo che gli sta a pennello, un grigio antracite fresco lana, e ha tirato fuori dal cassetto l’orologio a cipolla in oro. Aveva tentato di entrare in quello dell’anniversario del matrimonio ma gli mancavano almeno due taglie.

“Colpa tua Bernardina, cucini troppo bene e io ogni anno metto addosso un chiletto” aveva finto di protestare con la moglie con tono amabile.

La moglie infatti prima di andare in pensione era stata cuoca in vari ristoranti e infine a servizio del parroco, don Celestino Ferraro. Una cuoca eccezionale ma modesta e a chi le chiedeva “Ma è vero che siete una grande cuoca?” lei umile, con gli occhi neri scintillanti rivolti al cielo e le mani infarinate replicava “Madonna mia che parolone grande cuoca, faccio da mangiare, me la cavo.”

Oggi si è infilata il vestito dell’anniversario del matrimonio, un vestito di seta fatto a Longobucco al telaio a mano di mastra Mariuccia, l’unica capace in tutto il paese della Sila greca di produrre non solo coperte e tappeti ma anche vestiti da cerimonia.

Si tratta di un abito assai bello in seta rosa antico, con corpetto tagliato in vita e pieghe sciolte sui fianchi. La donna malgrado i suoi settant’anni ha il vitino di una ventenne. Sembra una leggiadra dalia, di quelle che coltiva nel giardino dell’Abbazia nel tempo libero che trascorre lontano dai fornelli. Il collo esile bianco è impreziosito da una catenina in oro rosso antico con la croce Excalibur del grande orafo Spadafora.

“Allora siete pronti?” incalza il produttore Robert Caiaro, con due mazze di tamburo in mano e il cellulare.

Lo chiamano continuamente dagli States dove segue diversi affarucci.

“Sì noi siamo pronti, dottò.”

“No, no, per carità niente dottore qui siamo tutti amici, siamo una grande famiglia, chiamatemi Robert, solo Robert. My darling che avete deciso di cucinare dunque?”

“Suriaca nta pignata”.

“Oh yes this is a very good recipes, pure mia mamma ad Acri me li cucinava. Bernardina ma fatemi capire nella vostra ricetta ci sono le cotiche di maiale?

“Certo che sì, altrimenti a suriaca, fijju miu, nun sa e nenti.”

Aurora Luzzi

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