Una “bussola” da ritrovare per la Calabria e il Sud

La scomparsa prematura della Presidente della Regione Calabria, oltre alla tristezza e umana considerazione per la persona, accende una luce, obliqua, fendente, sulla instabilità della nostra terra.

Una instabilità che non è solo tellurica, ma soprattutto etnica e sociale, politica e istituzionale, aggravata dal succedersi, negli anni, di una diffusa precarietà della macchina ammnistrativa e dei meccanismi decisionali.

Vale, questa condizione negativa, purtroppo per l’intero Sud, dove, la perdita improvvisa di una figura istituzionale di rango, come nel caso calabrese, o qualsiasi altro evento traumatico collettivo, fa comprendere, all’improvviso, quanto necessaria sia, non solo in un drammatico episodio di condivisione del lutto, la coesione sociale, la crescita culturale, e una cittadinanza mediterranea all’interno di una dimensione europea, quali strumenti di emancipazione e nuova civiltà collettiva.

Abbiamo smarrito in questi anni, soprattutto il senso della solidarietà, ci siamo richiusi in noi stessi, le comunità di sono inaridite e impoverite, abbiamo perso energie giovanili, menti e braccia, abbiamo trascurato il paesaggio, dimenticata la nostra relazione con la terra, rimosso la fertilità dei suoli e delle persone, smarrito l’orizzonte europeo che si fa sempre più invisibile, tanto quanto ancor più necessario.

La bussola, che ha guidato altre generazioni, verso orizzonti di civiltà e progresso sembra inceppata, bloccata senza riferimenti certi e nella pandemia in corso appare ancora di più impazzita.

Non ci sono ricette preconfezionate per riparare lo strumento che guida la rotta, serve il desiderio collettivo di cambiare, che non è mai troppo in una terra difficile e in un contesto complesso, dove però basta guardarsi intorno e scoprire che la Puglia la sua buona bussola l’ha ritrovata, la Basilicata, attaccata a noi, ancora di più, così come buona parte della Sicilia e della stessa Campania. Sono bastate poche, ma necessarie, guide illuminate a dare impulso alle nuove rotte, giovani che hanno fertilizzato le loro terre, alcuni politici che hanno costruito e in parte attuato, sogni collettivi di crescita, con le terre rese di nuovo produttive attraverso l’agricoltura fertile e moderna, un turismo che ha saputo e sa unire cultura e intrattenimento, l’arte e le tradizioni come strumenti di attrazione di altre forme di viaggio al Sud, l’economia integrata e di nuovo rifondata sull’orgoglio di produzioni locali, ma con dimensioni internazionali, la tecnologia come strumento di emancipazione e conquista di nuove infrastrutture, un patto con la natura che sa di rispetto e attenzione.

Matera è stata la capitale di questo altro sud che ha ritrovato una bussola nuova, da questa piccola città, un tempo luogo negativo, è partita una sfida che è stata solo in parte raccolta, quasi da tutti i territori a Sud, tranne che dalla Calabria e dai calabresi, apparentemente ancora sordi, distanti ai richiami del cambiamento che vede la cultura volano di rapide trasformazioni e profonde emancipazioni.

Luci si accendono qua e là dove c’è una Calabria operosa, civile, colta, produttiva, creativa, che si sta muovendo perché la bussola la vuole ritrovare per riprendere il cammino sulle rotta che punta verso l’Europa, e anche se ancora poche, intermittenti, pur se costanti, stanno aprendo la via al nuovo che non può attendere ancora per troppo tempo.

Se il sacrificio umano di Jole Santelli a qualcosa dovrà servire, oggi e nei prossimi mesi e anni, pur nell’attonito stupore in cui ci lascia in questi giorni questa scomparsa, ci piacerebbe fosse un testimone che la Presidente lascia a chi, dopo di lei, e meglio di lei, potrà fare affiché la Calabria ritrovi la bussola, e non solo, affinchè sia capace di tracciare una nuova rotta verso orizzonti più limpidi e meno oscuri, che, tuttavia, senza il contributo civile e corale di tutti i calabresi, nessun Presidente potrà ridarci come strumento guida per i prossimi, difficili, ma fondamentali anni!

Pino Scaglione

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