Dossi e paradossi

L’amministrazione Capalbo vive uno dei momenti di maggiore impopolarità, come si percepisce in qualsiasi angolo del territorio, e arriva con il fiatone allo sprint dell’ultimo miglio di legislatura.

In che tasso sia giustificato non sappiamo, ma è di tutta evidenza che a oggi “come la fa, la sbaglia”. E’ sufficiente che faccia uno starnuto per generare panico da Coronavirus, ma nessuno si chiede se si tratti o meno di un semplice raffreddore.

Insomma, dire che l’immagine dell’amministrazione comunale sia appannata è a dir poco un eufemismo.

La conseguenza più immediata è che ogni atto sia nella migliore delle ipotesi un errore marchiano, nella peggiore la manovra per approdare a chissà quali esoterici obiettivi. Ora, che le critiche più o meno motivate arrivino dai social ci sta, ma quando invece provengono da settori più autorevoli della società, qualche dubbio nasce.

Se la maggioranza non gode di buona salute, se possibile le opposizioni stanno peggio.

Spiego meglio questo passaggio, prevedendo la solita levata di scudi. Personalmente giudico lo stato di salute delle opposizioni, non necessariamente consiliari, ma anche consiliari, dalla loro capacità di essere forza alternativa di governo.

A oggi spunti per criticare l’amministrazione comunale ce ne sono a iosa, ma quello che manca è una opposizione di governo; in grado, cioè di presentare un credibile progetto alternativo a quello dell’attuale maggioranza.

Vado oltre: nonostante oggi la popolarità di Pino Capalbo sia ridotta ai minimi termini, se questa è la situazione l’attuale, il sindaco durante la prossima campagna elettorale può andarsene in vacanza, certo della sua rielezione.

Basta guardare le polemiche, spesso sterili, di questi giorni.

Si è scomodata addirittura la sacralità di un luogo culturale per la collocazione dei mastelli dei rifiuti. Non ci piacciono i superlativi assoluti e le iperboli, ma francamente non ce la sentiamo di unirci al coro di chi si dice scandalizzato: non ci vediamo nulla di catastrofico nello stoccaggio temporaneo dei mastelli nella Sala delle Colonne di Palazzo Sanseverino-Falcone. Gli oltraggi alla cultura sono ben altri.

Io semmai mi chiederei, e lo chiederei anche alla Ecoross, quale sia la necessità di una distribuzione calendarizzata per lettera dei mastelli al Palazzo Sanseverino-Falcone. Dal Comune dicono per le norme anti-Covid, ma è esattamente il contrario.

E’ convocando i cittadini al Palazzo Sanseverino-Falcone che si corre il rischio di assembramenti, non con una ordinata distribuzione porta a porta dei mastelli.

E poi non è difficile prevedere che in molti, per i motivi più vari, non andranno a ritirare i futuri contenitori della spazzatura microchippati.

Altra polemica, per certi aspetti spassosa, se non fosse seria: quella sulla presunta scomparsa dei dossi per effetto della bitumatura delle strade.

Io non mi lamenterei della scomparsa dei dossi, ma piuttosto chiederei all’amministrazione comunale perché non li abbia eliminati prima, visto che sono fuori legge da anni. Il dato è che purtroppo si è rimasti nel mezzo, perché i dossi ci sono anche dopo la bitumatura, sebbene “appiattiti”. Non sono scomparsi del tutto.

Oggi è semplice attaccare chi governa, basta andare in giro e scattare foto: in alcuni casi “ci s’azzecca”, in altri si prendono solenni cantonate.

La polemica spicciola, fatta pur che sia, quella dei sassolini nelle scarpe o delle rivalse personali, non ha mai portato a nulla. Quello che conta è la visione, un progetto di respiro ampio, un disegno ambizioso di miglioramento, non di semplice cambiamento, perché il cambiamento non è detto che porti a risultati più esaltanti.

Vediamo se da qui a un anno e mezzo c’è qualcuno in grado di raccogliere la sfida.

Piero Cirino

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