Stampa nel mirino: la giornalista Giulia Zanfino minacciata al seggio elettorale
Giusto una settimana fa l’abbiamo intervistata a proposito del docufilm su Giovanni Losardo, di cui è regista (https://www.acrinews.it/2020/09/15/docufilm-su-giovanni-losardo-intervista-a-giulia-zanfino/). Proprio in quella occasione le chiedemmo se avesse subito pressioni o minacce per una certa “sensibilità” intorno alla figura di Losardo. A distanza di qualche giorno purtroppo la sua risposta rassicurante, per quanto ci informa “Lo strillone”, va rettificata.
A Giulia le nostre solidarietà e vicinanza.
Piero Cirino
Di seguito l’articolo di Antonello Troya apparso su “Lo strillone”
Guai a parlare di Giannino Losardo. Guai a parlarne durante una tornata elettorale. Guai a fare domande, specie quelle scomode. La ‘criminalità’ alza il tiro e minaccia una giornalista che era giunta in riva al Tirreno per realizzare un documentario di cronaca sull’uomo simbolo nella lotta al malaffare. Si tratta di Giulia Zanfino, giornalista del Fatto Quotidiano, di Repubblica.it. La Zanfino sta realizzando un docufilm, “Chi ha ucciso Giovanni Losardo”. Con lei il collega operatore Mauro Nigro.
Le minacce si sono concretizzate nel pomeriggio di domenica.
Un racconto drammatico, quello che la Zanfino ha fatto ai carabinieri. Assieme al suo operatore si era recata al seggio per realizzare alcune interviste sulla figura di Giovanni Losardo, vittima di ‘ndrangheta negli anni ottanta in quel territorio. L’idea era quella di cercare di capire cosa rimane del sacrificio di un uomo che ha fatto parte della storia politica di quelle terre, nel giorno delle elezioni, a quarant’anni dal suo omicidio. “Mi sono avvicinata all’entrata del seggio – racconta la Zanfino – e, con molta discrezione, ho chiesto ai passanti se ricordavano la figura di Losardo e se fosse rimasta una traccia della sua eredità politica, a Cetraro”.
In un attimo viene raggiunta da alcune donne che con frasi minacciose la invitavano a “farsi in fatti suoi”.
“È una vergogna, voi e chi vi ha mandato. Via!”, sbotta una di loro. La Zanfino ha cercato di difendersi come ha potuto, ma alla rabbia delle due donne poco ha potuto fare. E in uno stretto dialetto cetrarese: “U fati rivutà intra a tomba. Chini vi ci ha mannatu cà?”. “E come vi siete permessi a venire qui! Quando mai??!”. “Ma iativinni, ià”, ha continuato una delle donne. Dopo alcuni minuti è arrivato un carabiniere che ha preso nota del fatto che si era consumato pochi minuti prima. La Zanfino nelle prossime ore sarà sentita dagli inquirenti.
Antonello Troya