Acri: senza piani, niente idee, nessun futuro

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Qualche settimana fa, il mio collega Giuseppe De Luca, neo direttore del Dipartimento di Urbanistica di Firenze, nel corso di una conversazione di lavoro, mi ha detto che ha appena consegnato il nuovo Piano Strutturale di San Giovanni in Fiore (è originario della cittadina silana), qualche giorno fa, ascoltando sui Radio3 Rai regionale le interviste ai candidati sindaci di Crotone, tre su cinque hanno centrato il loro contributo sulla necessità di completare e integrare il Piano Strutturale della città e orientarlo verso nuovi contenuti, Reggio Calabria ha da circa un anno approvato il Piano Strutturale, tra l’altro la progettista Francesca Moraci, è la stessa docente che sta seguendo Acri, il cui Piano è invece al palo da anni!

Potrei seguire, perché in tutta la regione un certo fermento intorno alla nuova stagione urbanistica e ai nuovi Piani Strutturali, sta informando occasioni di nuova progettualità legate ad una visione coerente di sviluppo dei territori, che non sia solo di crescita urbana, ma soprattutto di servizi, di verde, di spazi pubblici, di rigenerazione urbana, di coerenza tra progetti e programmi dei Sindaci, così come la legge prescrive e suggerisce. Agganciare la pianificazione urbanistica a quella di bilancio, soprattutto in comuni con dissesto, affinchè i Piani urbanistici non siano libri dei sogni come per i vecchi piani regolatori, espansivi e sovradimensionati, senza risorse vere per attuarli, significa oggi consentire una reale attuazione delle proposte.

Senza questi nuovi strumenti è inutile pensare qualsiasi strategia, qualsiasi coerenza con i futuri, importanti programmi nazionali e comunitari, persino con il bonus energetico e sismico, che richiedono una pianificazione degli interventi nelle abitazioni con maggiori, reali esigenze di intervento, co delle priorità, così da definire ogni scelta, dalla più semplice alla più complessa, per una visione urbanistica e progettuale capace di tracciare direttive chiare, semplici ed efficaci.

Se torno su questo argomento è per ribadire che Acri, oltre ad avere dimenticato di rispettare le scadenze della Legge Urbanistica regionale, a non avere attivato un Urban Center, qui come purtroppo altri centri calabresi, rinnega così una tradizione di piani urbanistici, nei tempi e nei modi almeno di coerenzaammnistrativa, che negli anni Settanta le leggi suggerivano e che hanno guidato, sia pure in modo discutibile, l’attuale crescita. 

Senza Piani non si coagulano e condensano idee innovative ne pubbliche, tantomeno private, non si programma il futuro, non si governa il presente, non si da spazio a nuove iniziative, non si può nemmeno agire bene per ristrutturare la propria casa e accedere ai finanziamenti agevolati, per inserire la città in un circuito virtuoso di nuove occasione di riqualificazione del tessuto storico, non si da luogo ad un processo di ristrutturazione antisismica e del costruito precario degli ultimi cinquant’anni, insomma non si progetta presente o futuro in forma originale e coerente.

Un vecchio Piano Regolatore, ormai superato dalla realtà urbanistica e frutto di una cultura passatista, però consente ad Acri ancora di costruire case, qua e là, sparse come meteore dentro una grande ed informe nebulosa edilizia che si distende sotto ai nostri occhi guardando dall’alto la piccola città acrese. La volontà di non mettere mano al nuovo Piano Strutturale, nella nostra città, nasconde senza dubbio ancora il lasciare spazio a qualche insoddisfatto appetito speculativo, con il tacito consenso di chi non desidera governare i processi urbanistici, e la triste realtà di tutto questo è che nessuno si rende conto che un ciclo ediliziostorico è finito.

Sul nostro malatissimo pianeta a nessuno viene in mente, nemmeno ai primi cittadini che si dipingono di verde finto, che la quantità di cemento che grava sui suoli sta finendo di compromettere l’equilibrio ambientale e climatico, ha alterato i corridoi ecologici e compromesso la stabilità idrogeologica dei versanti, ha provocato rischio di frane e smottamenti, ha reso fragilissimo il sistema statico-strutturale dell’insieme delle abitazioni. Anche ad Acri purtroppo, per quanto i negazionisti di queste latitudini sono capaci di sostenere che qui si sta benissimo e che non vi è alcun problema.

Invece i problemi ci sono, tanti, ma soprattutto non si intravedono idee, non si parla di futuro, non si governa il presente, però si ipotizzano grandi scenari politici ed elettorali dietro i quali si nasconde, purtroppo, un vuoto cosmico!

Pino Scaglione

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2 risposte

  1. Francesco Foggia ha detto:

    Dici bene, Giuseppe Pino Scaglione, che i Piani Strutturali dovrebbero essere “occasioni di nuova progettualità legate ad una visione coerente di sviluppo dei territori”. Quello relativo al Comune di Acri, per quel che mi riguarda (quale incaricato alla Relazione Geologica allegata al PSC) devo dire che ha visto molto interessata solo la Giunta Trematerra-Maiorano, le altre che si sono avvicendate non hanno dimostrato lo stesso interesse. Il sindaco Nicola Tenuta, preoccupatosi di presentare il Piano a giugno 2015, cosa faceva il 7 luglio del 2014 (prot. 11293)? Revocava l’incarico nei miei confronti per inadempimento e lo confermava anche il 19 novembre 2014 (prot. 21950) nonostante mi dimostrassi pronto a consegnare (previo accordi) tutta la documentazione elencata nella convenzione fra le parti del 23 maggio 2007. Sono passati 6 anni dal 2014 e ne passeranno ancora molti senza una base conoscitiva geologica e geologico-tecnica del territorio di Acri, ancora poco studiato. All’epoca mi sono preoccupato di informare tutti i capigruppo al Consiglio Comunale, compreso Capalbo Pino, attuale sindaco di Acri, di quanto si stava per concludere negativamente per lo sviluppo di Acri. Nessuno si espresse a riguardo per evitare questa inadempienza politica e urbanistica da parte dell’Amministrazione Tenuta. Ribadisco che sono passati sei anni da quando ho informato anche la prof.ssa Moraci dello studio che avevo fatto sul territorio, pur senza il necessario supporto delle relazioni geologiche e sismiche che riceveva l’Ufficio tecnico di Acri a corredo delle opere civili che si andavano a fare in quel periodo. (Francesco Foggia)

  2. pino scaglione ha detto:

    Come già commentato sulla tua pagina Facebook, ribadisco qui che questo disinteresse ha radici nella mancanza totle di cultura del territorio che ormai è sovrana da troppi anni e per questa ragione è diventata una cronica, preoccupante carenza sociale e ammnistrativa.

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