Consentire il voto agli italiani lontani dal luogo di residenza

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Lettera aperta ai Presidenti della Repubblica, della Camera e del Senato e alla deputazione parlamentare calabrese.

Scrivo per rappresentare una questione democratica legata alla partecipazione  dei cittadini alla vita pubblica. Suscita (ancora) stupore e meraviglia la crescente astensione dall’esercizio del diritto – dovere del voto, pur se anche il non voto esercitato non acriticamente è un’espressione di libertà. Tale prossima consultazione referendaria avrebbe potuto e dovuto favorire maggiore partecipazione solo se il Parlamento avesse fatto una semplice “emendatio” alla pre-esistente normativa. Ovvero: “…possono esercitare il diritto di voto tutti i cittadini – elettori iscritti nelle liste elettorali, in qualunque posto e/o sede essi si trovino…in Italia”.

Si rammenta che il voto degli italiani all’estero è già consentito dalla cd. “Legge Tremaglia”, ma quello degli altri “diversamente italiani” (che abitano in Italia in luoghi ove domiciliano, ma non risiedono) non è loro consentito! Incredibile ma vero!

Tale palese anomalia dovrà essere sanata dal legislatore per consentire a migliaia di cittadini italiani, che per motivi di studio o di lavoro si trovino lontano dal citato luogo di residenza, di adempiere al dover civico del cosiddetto elettorato attivo.

Giusto, invece, ancorare il criterio della residenza anagrafica al voto amministrativo, laddove il cittadino dovrà eleggere il sindaco della propria città. Di tutt’altro tenore, invece, sono le elezioni referendarie e politiche, atteso il carattere nazionale e generale della consultazione; pertanto sarebbe doveroso consentire a tutti il sacrosanto diritto di voto sull’intero territorio italiano, così come affermato dai Padri Costituenti e sancito nell’articolo 48 della Carta.

C’è di più: l’articolo 67 della Costituzione afferma che i parlamentari rappresentano la Nazione…ergo i cittadini non devono per forza eleggerli nella circoscrizione elettorale di residenza, ma anche in tutta Italia. Negare, di fatto, l’esercizio del voto è una palese violazione dei diritti degli uomini e delle donne, oltre che della Costituzione italiane ed europea.

Nella “Fattoria degli animali”… qualche animale è più uguale? (cit. George Orwell).

La globalizzazione, fenomeno negativo, costringe milioni di persone nel mondo a migrare per affrancarsi dai bisogni, al fine di raggiungere condizioni di vita migliori laddove l’obiettivo è il perseguimento della felicità. O forse l’esodo di menti L’era informatico – digitale, nella quale viviamo, certamente facilita la concreta attuazione del diritto di voto, un tempo irrealizzabile, esteso a tutti gli italiani, provvisoriamente, lontani dai luoghi di residenza. Se non si volesse adottare il voto online, per meglio tutelarne la libertà e la segretezza, si avviino, almeno, procedure preventive di registrazione e di accreditamento consentendo agli “italiani in Italia” di votare fuori sede.

Tale istanza è anche in armonia con l’art. 50 della Costituzione repubblicana, nel cui disposto prevede la partecipazione dei cittadini alla vita democratica, attraverso gli strumenti della petizione popolare. Nell’auspicio che tali riflessioni, indipendentemente dagli esiti referendari, possano suscitare almeno una presa di coscienza delle problematiche esposte, porgo cordiali saluti.

Walter Manes, promotore della costituenda associazione “Diritti dei cittadini per un mondo migliore”

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