Acqua, da esigenza primaria a incubo di massa

Questa sera, alle 20:00, in Via Sant’Umile da Bisignano, si terrà una manifestazione di protesta contro la carenza idrica che sta seriamente condizionando la vita di migliaia di nostri concittadini. E’ una iniziativa promossa da un comitato spontaneo, nato dalla esasperazione di una situazione al limite dell’umana sostenibilità e soprattutto a prova di una pazienza che rasenta la santità.

Il luogo scelto è emblematico, ed è non soltanto una scelta evidentemente votata alla intercessione di un Santo, ma è anche uno dei posti più colpiti da questa autentica emergenza.

Quella zona è una delle più critiche e chi vi risiede ha per davvero dovuto modificare la propria esistenza. Se ti va bene riesci a farti una doccia dopo mezzanotte, dopo aver aperto e richiuso rubinetti da cui non esce una goccia d’acqua e obiettivi di reiterate imprecazioni.

Questo ha notevoli conseguenze sugli stili di vita e soprattutto è anche un valido indice di misurazione del benessere di una collettività.

Tra queste, ad esempio, l’impossibilità di poter fare sport durante la giornata, almeno che non ti voglia portare dietro l’olezzo delle secrezioni delle ghiandole sudoripare per ore, con tutte le implicazioni sulla vita propria sociale. Significa anche l’impossibilità, o quasi, di dar vita a momento conviviali nelle propria abitazione; magari lo fai pure, ma devi dotare il bagno di bacinelle da riempire dopo ogni utilizzo. Poi per gli usi culinari devi rifornirti diversamente. C’è inoltre la necessità di prendere di mira le fontanelle pubbliche, sperando che lì l’acqua ci sia. Tanti altri esempi potrebbero ulteriormente contribuire a descrivere un quadro desolante, ma nulla aggiungerebbero in termini di privazioni ed esasperazioni.

I più previdenti hanno deciso di ricorrere a capienti cisterne, ma questo può risultare di pregiudizio per gli altri e non risolve il problema. Al più l’allevia.

E veniamo alle responsabilità, altrimenti sarebbero riflessioni accademiche, dissertazioni sui massimi sistemi, più prossimi all’aria fritta che alla denuncia.

L’amministrazione le addebita a chi non è riuscito a programmare nel corso degli anni. E’ un po’ il leit motiv di ogni ente pubblico chiamato a risolvere problemi che non riesce a risolvere.

E’ certo che vi siano responsabilità pregresse, ma adesso ci siete voi, e voi dovete risolvere il problema. C’è un dato incontestabile: negli ultimi tre anni, cioè dall’insediamento dell’attuale amministrazione comunale, il problema non solo non è stato risolto, ma è addirittura peggiorato. Siamo arrivati al paradosso di organizzare eventi all’Anfiteatro e avere difficoltà ad aprire i bagni perché non c’è acqua.

E’ altrettanto incontrovertibile il dato meteorologico, con stagioni sempre più secche e precipitazioni nevose che si vedono più in cartolina che dal vetro delle proprie finestre, ma questo andazzo è destinato a consolidarsi. Il dramma è che sulla carenza idrica l’amministrazione comunale appare quasi impotente, senza fornire soluzioni che diano la sensazione di una effettiva inversione di rotta.

E’ vero, le realizzazione dell’impianto di Ominiello si è rivelato un imperdonabile errore, che lascia la città a secco e pesa enormemente sulla bolletta dell’energia elettrica, ma quali sono le soluzioni messe in campo in questi anni?  

A inizio legislatura si era parlato di un ripartitore, che aveva la funzione di distribuire più equamente l’acqua, ma non è mai stato messo in funzione e nessuno ha mai spiegato perché.

Altro fallimento: è stato realizzato un pozzo in contrada Sant’Angelo, che è costato  circa 50mila euro. Ci sono gli stessi problemi di prima e l’amministrazione comunale chiama in causa la ditta che l’ha realizzato, accusandola di non essere andata sufficientemente in profondità.

La rete idrica è un colabrodo, ma un più attento monitoraggio permetterebbe quantomeno di tappare molte falle e di non disperdere quantità d’acqua industriali.

Insomma, sì ci sono responsabilità cha affondano radici lontane, ma l’amministrazione guidato dal sindaco Capalbo ci dica se è in grado di garantire la fine di questo incubo.

Piero Cirino

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