La pochezza (dedicato)
Chi si dichiarerebbe indifferente alla meraviglia? Nessuno, credo. Eppure oggi sento il bisogno di “proteggere” gli artefici della meraviglia dalla pochezza che alcuni politicanti da strapazzo barattano per proprie frustrazioni che non riescono a curare.Non voglio difendere la meraviglia in modo astratto, ma coloro che la producono: uso il verbo produrre non a caso, così forse dà più l’idea di un atto legato al lavoro, all’impegno.
In effetti, chi crea (o ci prova) fa molto di più: si espone, e ci vuole coraggio per farlo. La creazione di un’opera può essere un processo più o meno lungo, ma non è la quantità che conta, bensì l’intensità. In quella opera c’è tutto, e può succedere che per molti quel tutto non sia sufficiente, che non piaccia o che non soddisfi i gusti, ma intanto chi l’ha prodotta lo ha fatto sapendo i rischi che correva e quindi sì, ci vuole forza d’animo. Non equivocatevi, chi crea, certamente risponde ad una propria necessità interiore… che è quella di andare incontro alla meraviglia, ma poi quella sua creazione deve incontrare il mondo (o scontrarsi con esso).
E il mondo non è la spocchia di chi sedendo tra i banchi di una improbabile “opposizione” di un consiglio comunale si adopera a strumentalizzare la meraviglia che, per legge divina, non ha padroni. Dico questo perché veramente nessuno di noi potrebbe vivere senza il bello, non è retorica, come non potremmo vivere senza natura.
Ma niente è scontato, né poter godere di spazi naturali né di spazi artificiali (intesi come spazi di bellezza creati dall’uomo). Chi crea è disposto di a mettere a nudo tutto se stesso, la propria vulnerabilità e dunque si espone alla possibilità di essere ferito. Ma immagino che tutto ciò non sia comprensibile a chi ha una natura vigliacca e poco incline a manifestare il bene per il quale siamo chiamati a manifestare in questo breve terribile passaggio terreno.Quindi, carissimi e tristissimi qualunquisti, quando sarete di fronte a chi vi legge una poesia, quando ascolterete musica o vi troverete ad ammirare chi disegna l’impensabile col proprio corpo (fatto di energia e non di meccanica come il vostro) se sentite un sussulto, se vi si aprono nuovi mondi (cosa impossibile per Voi), se semplicemente sarete più felici o proverete l’abisso, è perché qualcuno si è messo in gioco e ha smosso il proprio inferno.
State lontani dal Siluna Fest, non è roba per Voi: non è una carriola di asfalto o di “vriccio” per la quale sareste disposti a vendervi l’anima pur di raccimolarci un consenso pregno di vuoto cosmico.
Giacinto Le Pera