“Bella ciao e altre storie”, di Angela Aurora Luzzi

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Angela Aurora Luzzi continua a proporsi sullo scenario letterario italiano. L’ultima sua opera “Bella ciao e altre storie” è stata pubblicata in questi giorni dalla Robin Edizioni di Torino.
Il libro consta di 12 racconti brevi su uno spaccato di varia umanità, che mettono a nudo la non comune passionalità femminile dell’Autrice. Questa descrive le sue storie con la delicatezza di un fiorellino di campo, che si fa forte del proprio humus mediterraneo per bucare il manto nevoso soprastante.
I dodici racconti sono intrisi della generosità e dei valori tipici della gente di montagna, seppur stretta da due vicine linee costiere qual è quella di Acri, votata ad accogliere quasi con parsimonia le novità ma pronta a manifestare viscerale solidarietà agli sconosciuti.
Le storie sono costruite su fatti recenti o recentissimi e sono impregnate del suo pensiero, delle sue “sentenze” sentimentali (“l’amore passa, come la primavera, come l’influenza, come le ore, e nessuno può costringere qualcun altro ad amare per sempre” – “non sempre il matrimonio è la strada per l’amore” – “l’amore, meditò, fa cambiare l’indole, impastare frolle, mettere in bocca canzoncine stonate”), delle sue emozioni (“soltanto in solitudine riusciva a percepirsi in comunione con la natura e a catturare in essa un nonsoché di spirituale” – “una donna divisa da sentimenti forti e contrastanti … a volte era fuoco, a volte acqua, a volte pietra. Con me fu sempre miele”), del suo lato romantico (“dannata sete d’amore che fa vedere quello che il cuore vuole” – “lo strinse appassionatamente e all’improvviso lo baciò sulla bocca con frenesia” – “quando al mattino dai battenti malchiusi il sole scoccava raggi tremuli sul letto, ferendo ora il viso di Anna ora i suoi fianchi di miele scuro” – “in fondo amava le sue lacrime, le trovava giuste”).
Ma l’Autrice non si risparmia neanche ad esporre una sua vena umoristica (“era appena sera, nemmeno le galline di Lurensa si erano ritirate” – “non perdeva occasione per cantare e proporsi come solista alla sagra dell’anguria, ai matrimoni, ai battesimi”), il suo lato civettuolo (“il vento le gonfiava il vestito costringendola più volte a tenerlo con entrambe le mani”), i suoi convincimenti politici (“ma nemmeno una bandiera tricolore … questa non è, si disse, una canzone come tutte le altre, ma La canzone … perché Bella Ciao è un patrimonio universale dell’umanità, un canto meraviglioso di ribellione contro ogni forma di fascismo, di prevaricazione, violazione dei diritti e della liberta dell’uomo, un vero inno alla libertà in ogni sua forma”), nonché di dare voce alle attese più recondite delle persone (“speranzosa che il porpora del sole morente fosse presagio di qualcosa di bello per il giorno dopo”).
Il libro scorre leggero ed invita a vedere e a cogliere la bellezza che ci circonda: una caratteristica non facile dei racconti brevi. Aurora ci riesce con naturalezza. La ringrazio per le riflessioni alle quali induce e per il sorriso e l’ottimismo che fa nascere in chi la legge e in chi frequenta.

Francesco Foggia

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