Il bar Meringolo ad Acri
Il bar ha conosciuto nel corso dei secoli una profonda evoluzione. Da centro elitario e punto di ritrovo della medio-alta borghesia o del ceto nobiliare e fondiario, il bar è diventato centro di ritrovo e di aggregazione di massa, perdendo di fatto quella dimensione elitaria che aveva conservato fino al secondo dopoguerra.
Il bar Meringolo, situato nella centralissima P.zza Monumento, era il centro nevralgico della città, punto di incontro e ritrovo, prevalentemente dei ceti medio-alti. Era provvisto di un’ottima sala caffè, sala biliardo e tavoli da gioco. Il balcone al piano superiore veniva generalmente utilizzato per i comizi elettorali. Si trattava, in definitiva, più che di un semplice bar, di una sorta di circolo, non esclusivo, ovviamente, in quanto chiunque poteva accedervi, ma sicuramente frequentato in prevalenza dall’aristocrazia e dalla media borghesia, che lo aveva eletto a punto di ritrovo e di svago. Don Luigi, il proprietario, era un uomo raffinato e attento alle novità, che venivano puntualmente introdotte ad Acri dal suo locale. Dai primi gelati, in un epoca nella quale i frigoriferi erano sostanzialmente assenti, alla diffusione delle bevande gassate, come gassose, birre e, nel dopoguerra, la Coca-Cola. Il locale era anche preferito dagli italo-americani che facevano ritorno dagli Stati Uniti e che lì sfoggiavano il loro desiderio di rivalsa, ostentando consumazioni “ad libitum” e un certo stile, che non poteva sfuggire all’occhio attento del prof. Autieri, che, prendendo spunto dal loro modo di fare nel locale, compose la bellissima satira “I Gianni”. “Il tressette al Bar Meringolo” è un’altra composizione dell’Autieri, che ha come sfondo il noto punto di ritrovo. Espressione della società e dei suoi cambiamenti, il bar ha subìto progressivamente una metamorfosi, perdendo la sua dimensione elitaria e divenendo, oggi, centro di aggregazione di massa. Il bar Meringolo ha rappresentato una fetta della nostra storia e uno specchio dei nostri costumi. Oggi, se fosse ancora in vita, si potrebbe assimilare a uno dei locali storici di molte città, dal vicino Caffè Renzelli di Cosenza, al Florian di Venezia, al Biffi di Milano, al Gilli di Firenze, piuttosto che al Caffè Greco di Roma. Un locale, insomma, che era parte integrante della nostra città ed espressione di un certo tipo di società. E’, ovviamente, bello che il benessere abbia determinato una diffusione di esercizi accessibili e frequentati da tutti. La storia del Bar Meringolo ha, comunque, camminato a braccetto con quella più generale della nostra città e del nostro Paese. La sua scomparsa è legata alla dimensione di massa che il boom economico e la crescita di una società frenetica ha imposto, con ritmi di vita serrati, poco tempo da dedicare allo svago e al salotto. Noi, nostalgici di quei ritmi e del valore che veniva dato alle cose e alle persone, sentiamo un po’ la mancanza di quel vecchio locale e saremmo stati felici di poterci sedere a quei tavoli, gustare con calma il suo caffè. In fondo il caffè, prima ancora che una deliziosa bevanda, deve ritornare ad essere una pretesto per fermarsi e parlare. Un caffè, diceva Luciano De Crescenzo, deve essere anzitutto una scusa per dire a un amico che gli vuoi bene.
Massimo Conocchia